Il busto di Lucrezio al Pincio |
Il De rerum natura di
Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la
conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del
mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e
leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte
subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli
invisibili. È il poeta della concretezza fisica, vista nella sua
sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il
vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi. La più grande
preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della
materia ci schiacci. Al momento di stabilire le rigorose leggi
meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di
permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea
retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli
esseri umani. La poesia dell'invisibile, la poesia delle infinite
potenzialità imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono
da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo.
Questa polverizzazione
della realtà s'estende anche agli aspetti visibili, ed è là che
eccelle la qualità poetica di Lucrezio: i granelli di polvere che
turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (II, 114-124); le
minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l'onda mollemente
spinge sulla bibula barena, sulla sabbia che s'imbeve (II, 374-376);
le ragnatele che ci avvolgono senza che noi ce ne accorgiamo mentre
camminiamo (III, 381-390).
da Lezioni americane,
Leggerezza, Mondadori, 1993
Nessun commento:
Posta un commento