28.3.18

L'ultimo eroe di Spagna (Carlos Elordi)


MADRID
È morto ieri in un ospedale madrileno l'ultimo superstite della generazione dell'antifascismo europeo. Enrique Lister aveva appena compiuto 87 anni. Nei libri di storia figurerà come l'eroe di Guadalajara, di Teruel, dell'Ebro, cioè delle uniche vittorie che l'esercito antifranchista repubblicano ottenne nella Guerra civile spagnola. Ma questo comunista di origini umilissime, formatosi militarmente nell'Urss di Stalin, è stato anche l'esponente di un'epoca in cui i crimini più terribili venivano giustificati dalla necessità di fare la rivoluzione.
"Sono andato a Cuba per diventare miliardario e invece è lì che sono diventato comunista", ricordava qualche anno fa. L'emigrazione verso l'isola, una scelta che nel 1927 facevano tanti altri giovani della povera Galizia - fra i quali il padre di Fidel Castro - è il primo dato significativo della biografia ufficiale di Lister. Cinque anni dopo, tornato in Spagna ormai in veste di "rivoluzionario professionista", un nuovo fatto politico segnerà la sua vita: viene infatti accusato di avere ucciso un ufficiale della Guardia Civil che aveva autorizzato il ballo nella piazza del suo villaggio natio. Fugge così dalla Spagna. "All'epoca, noi pensavamo che quelle feste danneggiassero lo spirito dei giovani", dirà poi Lister.
Scappa verso l'Urss, dove lavorerà nella costruzione della metropolitana di Mosca che per i comunisti di allora diverrà il simbolo dei successi del socialismo staliniano. Poi entrerà nella Frunze, l'accademia militare sovietica. Rientra in Spagna un'anno prima del golpe di Franco, avvenuto il 18 luglio del 1936. E sin dai primi momenti della guerra civile diventa uno dei protagonisti dell' epopea spagnola. È infatti lui a organizzare, con pugno di ferro, con quell'idea di "disciplina rivoluzionaria" appresa in Urss, il primo corpo regolare dell'esercito popolare repubblicano, il famoso V Regimento, che si distinguerà nella difesa di Madrid. Se il "no pasaràn" della Pasionaria sarà il grido di guerra che darà all'antifascismo spagnolo una dimensione internazionale, la capacità militare di Lister, frutto non solo delle sue conoscenze tecniche ma anche di una intuizione straordinaria, daranno agli antifranchisti la speranza che quella lotta di Davide contro Golia avrebbe potuto essere anche vinta.
"Nobile cuore in veglia, spagnolo, indomabile, pugno forte", gli canta in un sonetto il grande poeta Antonio Machado, tutto meno che un comunista. E nasce il mito, che arriva così, nel marzo del 1937, a Guadalajara, dove il Corpo di truppe volontarie che Mussolini ha inviato per aiutare Franco viene battuto dalle forze comandate da Lister. Luigi Longo, allora commissario generale delle Brigate internazionali, così racconta quei momenti in un libro del 1956: "Arrivo al posto di comando di Lister, verso le ore 15 del giorno 13. Il comandante non ha appena finito di spiegarmi la situazione... che dalla stanza vicina, dove stanno i telefonisti...erompe un solo grido: ' I fascisti scappano! stiamo rioccupando Trijueque!' ". Dopo quella vittoria, arriverà la conquista di Teruel e la battaglia sul fiume Ebro nel 1938. Ma il ' comandante' non lottò solo contro i franchisti. Durante la guerra Lister diventò anche il terrore degli anarchici, per i quali fare la rivoluzione era importante quanto battere i franchisti. "Sì, ho fucilato", riconoscerà Lister nel ' 77, appena ritornato in Spagna dopo 38 anni di esilio prima in Francia e poi in Urss. E con la sua voce tonante, le ciglia folte alla Breznev e il gesto sempre un po' minaccioso, aggiungerà: "E sono disposto a farlo ogni volta che ce ne sia bisogno. Perché io ho fatto la guerra affinché il popolo conquisti la libertà".

“la Repubblica”, 9 dicembre 1994

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