7.6.18

Italia e Umbria 1943/1945. Le stragi insabbiate (S.L.L. - “micropolis”, luglio 2004)


Riprendo e “posto”, per utilità e a futura memoria, un mio vecchio articolo per “micropolis” che dà conto delle risultanze della Commissione d'inchiesta sulle stragi nazifasciste in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale corredato da una scheda da me stesso preparata, relativa alle vicende umbre. (S.L.L.)

La Commissione Parlamentare d'inchiesta sull'occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazifascisti è stata istituita nel 2003, dopo che, nella precedente legislatura, un'indagine conoscitiva aveva rivelato le magagne del cosiddetto “armadio della vergogna”, un vero e proprio archivio di atti relativi a crimini di guerra del periodo 1943/45 rinvenuto nel 1994, nella sede della Magistratura Militare e costituito da denunce ed atti di organi di polizia italiana e di commissioni di inchiesta angloamericane.
I fascicoli sarebbero dovuti arrivare ai magistrati civili per l'esercizio dell'azione penale e invece sui fascicoli figurava la strana dicitura “provvisoria archiviazione” adottata dalla Procura Generale presso il Tribunale Supremo Militare, un organo giudiziario soppresso nel 1981. A un anno dell'insediamento della nuova Commissione parlamentare il tentativo di occultamento messo in atto dal 1945 ad oggi è uscito confermato. L'archiviazione risale al 1960, ed era assolutamente irregolare. I fascicoli stavano in un armadio con le porte sigillate rivolte verso la parete. Essi contengono nomi, fatti, circostanze; non c'era perciò alcuna scusa per archiviare. Alcuni si riferiscono alle stragi delle Ardeatine, di Sant'Anna di Stazzema, di Marzabotto, di Boves, di Fossano e Gubbio. Il deputato diessino Alberto Stramaccioni, membro della Commissione, in una conferenza stampa, ha avanzato qualche ipotesi sulle ragioni dell'insabbiamento: “Negli anni dei governi centristi e della guerra fredda non si sono voluti perseguire i soldati tedeschi responsabili dei crimini per una precisa ragione di Stato. (...) Nel 1947-48 si scelse di concentrare il ricordo dell'orrore attorno agli episodi più eclatanti, soprattutto le Fosse Ardeatine e l'eccidio di Marzabotto (...). Per un lungo periodo sugli altri sacrifici è calato il silenzio, complice anche la scelta politica di favorire il pieno inserimento della Repubblica federale tedesca all'interno dell'Alleanza Atlantica. C'è da aggiungere che nello stesso periodo, immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale, oltre 2500 militari italiani vennero indagati e imputati per crimini di guerra compiuti in Grecia, Iugoslavia, Albania ed Africa. Forse sarebbe stato difficile giudicare i crimini nazisti quando l'Italia non voleva che si giudicassero i crimini fascisti, compiuti fuori del paese”.
Tutto vero, c'è tuttavia un'omissione. Proprio dalle indagini della Commissione parlamentare emergono, in molti casi, responsabilità personali e dirette di fascisti della Repubblica di Salò nelle stragi avvenute in Italia. Nell'Italia democristiana e atlantica tanti repubblichini erano stati reinseriti nelle strutture dello stato, palesemente (negli apparati militari e burocratici) o occultamente (Gladio e consimili).
Ciò detto, non si può che valutare positivamente l'attività della commissione e il rinnovo per un anno del suo mandato. La “desecretazione” di fascicoli come quello sull'eccidio dei “quaranta martiri” a Gubbio aiuta a combattere la subdola rivalutazione che si va facendo del fascismo di Salò, non senza sbracamenti nella stessa sinistra: valgano come esempi certi discorsi di Violante negli anni del centrosinistra o la perdita del senso della misura sul “triangolo rosso” o sulle “foibe”.
La Commissione d'inchiesta ha affidato proprio a Stramaccioni il compito di un'indagine sui crimini nazifascisti in Umbria. Egli l'ha svolto con l'aiuto dei Comuni e il coordinamento di tre giovani studiosi, Angelo Bitti, Valeria Marini e Luca Maria Martelli. Sono stati diffusi i primi risultati dell'indagine, da cui abbiamo estratto gli “esempi” della scheda qui sotto.
Dopo la pubblicazione, sul “Giornale dell'Umbria”, Alessandro Campi, intellettuale di punta della destra, è intervenuto per contestare il concetto di “guerra ai civili” come “frutto di una certa storiografia di sinistra che ha mal digerito la definizione tout court di guerra civile”. Le stragi, a suo dire, andrebbero valutate “nel contesto più generale della seconda guerra mondiale”. Di questo passo arriva a ridimensionarne il significato politico: molti fatti nascerebbero dallo scatenarsi degli “istinti belluini dei tedeschi sconfitti e stremati”. A queste stupidaggini revisioniste Stramaccioni ha replicato qualche giorno dopo sullo stesso foglio. La replica contiene argomentazioni sensate, ma ha un difetto grave: è troppo educata. Comincia addirittura con un ringraziamento per l'attenzione. In altri tempi avremmo detto che i fascistoni furbastri come Campi non meritano risposta; oggi non ci sentiremmo di farlo. Gente così pontifica sui giornali, cazzeggia in televisione, impazza per radio e dappertutto sparge veleno. Bisogna replicare dunque a quelli come Campi, ma anche trattarli come meritano, senza salamelecchi e cortesie fuori di luogo.

Gubbio 22 giugno 2015, Commenorazine dei 40 martiri nel 71° anniversario

SCHEDA 
LA GUERRA AI CIVILI IN UMBRIA

TIPOLOGIA
Dalla indagine sugli atti di violenza commessi da tedeschi e fascisti al di fuori di azioni di combattimento, si possono individuare alcuni elementi ricorrenti, che configurano una vera e propria “guerra ai civili” condotta da tedeschi e fascisti attraverso circa 50 eccidi che portano alla morte oltre 250 civili. Le violenze sono più numerose nelle campagne dove agivano i partigiani: in particolare, lungo la fascia appenninica umbro-marchigiana, nell'orvietano-pievese, nell'area compresa tra Gubbio, Umbertide, Città di Castello.
Per quanto riguarda la tipologia possibile distinguere almeno tre situazioni:
1. Rastrellamento
Rientra nella strategia di intervento preventivo antiguerriglia. Ne sono protagonisti unità speciali tedesche (Ss) o, più spesso, reparti della Wermacht o unità di polizia. Per le forze della Rsi, sono operativi prevalentemente reparti della Gnr o del ricostituito esercito di Graziani (paracadutisti, bersaglieri).
2. Rappresaglia
È elemento punitivo e deterrente della strategia antiguerriglia. Si realizza in genere, ma non sempre, dopo azioni partigiane e, nei giorni immediatamente precedenti alla liberazione, a fini puramente terroristici o di razzia. Gli atti di rappresaglia sono compiuti prevalentemente da appartenenti alla Wermacht, anche con il contributo di elementi fascisti.
3. Fucilazioni sommarie
Si realizzano soprattutto nell'ambito della “guerra ai civili” condotta dalla Rsi per affermare la sua autorità (lotta contro la renitenza e più in generale contro tutti coloro che vengono considerati ostili). Se ne rendono protagonisti reparti della Gnr o della polizia ausiliaria, composti da fascisti locali.

LE STRAGI
Riportiamo in ordine cronologico luoghi e circostanze soltanto di alcuni crimini nazifascisti perpetrati in Umbria tra il novembre 1943 e il giugno 1944.
Poggiodomo, 29-30 Novembre 1943: dopo uno scontro con i partigiani, nel paese di Mucciafora i tedeschi fucilano sette contadini, accusati di aver rifocillato partigiani jugoslavi. Nel dicembre, ad Agliano, i tedeschi fucilano cinque persone, prese a caso tra gli abitanti del borgo, perché qualcuno aveva dato rifugio ad un prigioniero di guerra, probabilmente fuggito dal campo di concentramento di Campello sul Clitunno.
Orvieto, 7 marzo 1944: militi del Battaglione M arrestano sette orvietani accusati di voler costituire una banda partigiana. I sette, dopo essere stati barbaramente torturati, sono fucilati il 29 marzo a Camorena di Orvieto.
Alto Tevere, 27 marzo 1944: in conseguenza di un rastrellamento contro i partigiani della brigata San Faustino-Proletaria d'Urto, attuato da un reparto tedesco della 3a Divisione granatieri corazzati in una vasta area compresa tra Gubbio e Umbertide, sono uccisi complessivamente cinquantasette civili (tra questi tre ebrei rifugiatisi nella zona, i cui cadaveri rimangono insepolti per diversi giorni).
Marsciano, 28 marzo 1944: presso il Cimitero, dopo un processo farsa durato lo spazio di una mattina, sono fucilati barbaramente da un reparto della Gnr tre contadini ventenni, accusati di renitenza alla leva.
Valnerina, 29 marzo 1944: un rastrellamento investe tutta l'area occupata dalla brigata garibaldina ternana “Antonio Gramsci” e si protrae per una decina di giorni. Cadono più di 50 partigiani. La furia di tedeschi e fascisti si abbatte anche sulla popolazione civile. Tre civili nel Comune di Norcia, undici in quello di Cascia, quattro a Borgo Cerreto, cinque civili fucilati a Monteleone di Spoleto, otto in località Piermasotte nel comune di Vallo di Nera per un totale di trentatré morti, tutti agricoltori. Più di cento i deportati.
Calvi, 13 aprile 1944: sedici persone vengono prima seviziate e poi fucilate dalle Ss, con la collaborazione di fascisti locali, perché accusate di essere antitedesche.
Foligno, Nocera, Gualdo Tadino, 17 aprile 1944: per tre settimane forze tedesche e fasciste investono una vasta area, sbandando completamente la IV Brigata Garibaldi di Foligno. Tra il 17 e il 23 aprile nelle frazioni di Colle Croce, Mosciano, Serre e Sorifa unità Ss massacrano circa ventiquattro civili. 120 persone, rastrellate nel territorio comunale di Nocera Umbra, sono deportate nel campo di concentramento di Cinecittà a Roma.
Gubbio, 22 giugno 1944: all'alba, come rappresaglia per l'uccisione di un tenente medico tedesco e per il ferimento di un altro da parte di tre partigiani del Gap eugubino, elementi della 114a Divisione della Wehrmacht fucilano quaranta civili scelti tra gli ostaggi rastrellati con la collaborazione dei fascisti locali.
Città di Castello, 27 giugno 1944: all'Aiola, presso Petrelle, per rappresaglia sono uccise quattordici persone. Dopo aver costretto alcuni contadini a minare la fattoria e le case coloniche intorno, dodici di loro sono fatti saltare in aria, gli altri sono raggiunti dai proiettili mentre tentano di avvisare i vicini della rappresaglia in corso.
Umbertide, 28 giugno 1944: nella notte, presso Penetola, un plotone tedesco in fuga cattura ventiquattro contadini, dodici dei quali vengono barbaramente uccisi, dando fuoco alla stalla nella quale erano stati rinchiusi.

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