Riprendo e “posto”,
per utilità e a futura memoria, un mio vecchio articolo per
“micropolis” che dà conto delle risultanze della Commissione
d'inchiesta sulle stragi nazifasciste in Italia nel corso della
Seconda guerra mondiale corredato da una scheda da me stesso
preparata, relativa alle vicende umbre. (S.L.L.)
La Commissione
Parlamentare d'inchiesta sull'occultamento dei fascicoli relativi ai
crimini nazifascisti è stata istituita nel 2003, dopo che, nella
precedente legislatura, un'indagine conoscitiva aveva rivelato le
magagne del cosiddetto “armadio della vergogna”, un vero e
proprio archivio di atti relativi a crimini di guerra del periodo
1943/45 rinvenuto nel 1994, nella sede della Magistratura Militare e
costituito da denunce ed atti di organi di polizia italiana e di
commissioni di inchiesta angloamericane.
I fascicoli sarebbero
dovuti arrivare ai magistrati civili per l'esercizio dell'azione
penale e invece sui fascicoli figurava la strana dicitura
“provvisoria archiviazione” adottata dalla Procura Generale
presso il Tribunale Supremo Militare, un organo giudiziario soppresso
nel 1981. A un anno dell'insediamento della nuova Commissione
parlamentare il tentativo di occultamento messo in atto dal 1945 ad
oggi è uscito confermato. L'archiviazione risale al 1960, ed era
assolutamente irregolare. I fascicoli stavano in un armadio con le
porte sigillate rivolte verso la parete. Essi contengono nomi, fatti,
circostanze; non c'era perciò alcuna scusa per archiviare. Alcuni si
riferiscono alle stragi delle Ardeatine, di Sant'Anna di Stazzema, di
Marzabotto, di Boves, di Fossano e Gubbio. Il deputato diessino
Alberto Stramaccioni, membro della Commissione, in una conferenza
stampa, ha avanzato qualche ipotesi sulle ragioni dell'insabbiamento:
“Negli anni dei governi centristi e della guerra fredda non si sono
voluti perseguire i soldati tedeschi responsabili dei crimini per una
precisa ragione di Stato. (...) Nel 1947-48 si scelse di concentrare
il ricordo dell'orrore attorno agli episodi più eclatanti,
soprattutto le Fosse Ardeatine e l'eccidio di Marzabotto (...). Per
un lungo periodo sugli altri sacrifici è calato il silenzio,
complice anche la scelta politica di favorire il pieno inserimento
della Repubblica federale tedesca all'interno dell'Alleanza
Atlantica. C'è da aggiungere che nello stesso periodo,
immediatamente successivo alla fine della seconda guerra mondiale,
oltre 2500 militari italiani vennero indagati e imputati per crimini
di guerra compiuti in Grecia, Iugoslavia, Albania ed Africa. Forse
sarebbe stato difficile giudicare i crimini nazisti quando l'Italia
non voleva che si giudicassero i crimini fascisti, compiuti fuori del
paese”.
Tutto vero, c'è tuttavia
un'omissione. Proprio dalle indagini della Commissione parlamentare
emergono, in molti casi, responsabilità personali e dirette di
fascisti della Repubblica di Salò nelle stragi avvenute in Italia.
Nell'Italia democristiana e atlantica tanti repubblichini erano stati
reinseriti nelle strutture dello stato, palesemente (negli apparati
militari e burocratici) o occultamente (Gladio e consimili).
Ciò detto, non si può
che valutare positivamente l'attività della commissione e il rinnovo
per un anno del suo mandato. La “desecretazione” di fascicoli
come quello sull'eccidio dei “quaranta martiri” a Gubbio aiuta a
combattere la subdola rivalutazione che si va facendo del fascismo di
Salò, non senza sbracamenti nella stessa sinistra: valgano come
esempi certi discorsi di Violante negli anni del centrosinistra o la
perdita del senso della misura sul “triangolo rosso” o sulle
“foibe”.
La Commissione
d'inchiesta ha affidato proprio a Stramaccioni il compito di
un'indagine sui crimini nazifascisti in Umbria. Egli l'ha svolto con
l'aiuto dei Comuni e il coordinamento di tre giovani studiosi, Angelo
Bitti, Valeria Marini e Luca Maria Martelli. Sono stati diffusi i
primi risultati dell'indagine, da cui abbiamo estratto gli “esempi”
della scheda qui sotto.
Dopo la pubblicazione,
sul “Giornale dell'Umbria”, Alessandro Campi, intellettuale di
punta della destra, è intervenuto per contestare il concetto di
“guerra ai civili” come “frutto di una certa storiografia di
sinistra che ha mal digerito la definizione tout court di
guerra civile”. Le stragi, a suo dire, andrebbero valutate “nel
contesto più generale della seconda guerra mondiale”. Di questo
passo arriva a ridimensionarne il significato politico: molti fatti
nascerebbero dallo scatenarsi degli “istinti belluini dei tedeschi
sconfitti e stremati”. A queste stupidaggini revisioniste
Stramaccioni ha replicato qualche giorno dopo sullo stesso foglio. La
replica contiene argomentazioni sensate, ma ha un difetto grave: è
troppo educata. Comincia addirittura con un ringraziamento per
l'attenzione. In altri tempi avremmo detto che i fascistoni furbastri
come Campi non meritano risposta; oggi non ci sentiremmo di farlo.
Gente così pontifica sui giornali, cazzeggia in televisione, impazza
per radio e dappertutto sparge veleno. Bisogna replicare dunque a
quelli come Campi, ma anche trattarli come meritano, senza
salamelecchi e cortesie fuori di luogo.
Gubbio 22 giugno 2015, Commenorazine dei 40 martiri nel 71° anniversario |
SCHEDA
LA GUERRA AI
CIVILI IN UMBRIA
TIPOLOGIA
Dalla indagine sugli atti
di violenza commessi da tedeschi e fascisti al di fuori di azioni di
combattimento, si possono individuare alcuni elementi ricorrenti, che
configurano una vera e propria “guerra ai civili” condotta da
tedeschi e fascisti attraverso circa 50 eccidi che portano alla morte
oltre 250 civili. Le violenze sono più numerose nelle campagne dove
agivano i partigiani: in particolare, lungo la fascia appenninica
umbro-marchigiana, nell'orvietano-pievese, nell'area compresa tra
Gubbio, Umbertide, Città di Castello.
Per quanto riguarda la
tipologia possibile distinguere almeno tre situazioni:
1. Rastrellamento
Rientra nella strategia
di intervento preventivo antiguerriglia. Ne sono protagonisti unità
speciali tedesche (Ss) o, più spesso, reparti della Wermacht o unità
di polizia. Per le forze della Rsi, sono operativi prevalentemente
reparti della Gnr o del ricostituito esercito di Graziani
(paracadutisti, bersaglieri).
2. Rappresaglia
È elemento punitivo e
deterrente della strategia antiguerriglia. Si realizza in genere, ma
non sempre, dopo azioni partigiane e, nei giorni immediatamente
precedenti alla liberazione, a fini puramente terroristici o di
razzia. Gli atti di rappresaglia sono compiuti prevalentemente da
appartenenti alla Wermacht, anche con il contributo di elementi
fascisti.
3. Fucilazioni
sommarie
Si realizzano soprattutto
nell'ambito della “guerra ai civili” condotta dalla Rsi per
affermare la sua autorità (lotta contro la renitenza e più in
generale contro tutti coloro che vengono considerati ostili). Se ne
rendono protagonisti reparti della Gnr o della polizia ausiliaria,
composti da fascisti locali.
LE STRAGI
Riportiamo in ordine
cronologico luoghi e circostanze soltanto di alcuni crimini
nazifascisti perpetrati in Umbria tra il novembre 1943 e il giugno
1944.
Poggiodomo, 29-30
Novembre 1943: dopo uno scontro con i partigiani, nel paese di
Mucciafora i tedeschi fucilano sette contadini, accusati di aver
rifocillato partigiani jugoslavi. Nel dicembre, ad Agliano, i
tedeschi fucilano cinque persone, prese a caso tra gli abitanti del
borgo, perché qualcuno aveva dato rifugio ad un prigioniero di
guerra, probabilmente fuggito dal campo di concentramento di Campello
sul Clitunno.
Orvieto, 7 marzo
1944: militi del Battaglione M arrestano sette orvietani accusati di
voler costituire una banda partigiana. I sette, dopo essere stati
barbaramente torturati, sono fucilati il 29 marzo a Camorena di
Orvieto.
Alto Tevere, 27
marzo 1944: in conseguenza di un rastrellamento contro i partigiani
della brigata San Faustino-Proletaria d'Urto, attuato da un reparto
tedesco della 3a Divisione granatieri corazzati in una vasta area
compresa tra Gubbio e Umbertide, sono uccisi complessivamente
cinquantasette civili (tra questi tre ebrei rifugiatisi nella zona, i
cui cadaveri rimangono insepolti per diversi giorni).
Marsciano, 28
marzo 1944: presso il Cimitero, dopo un processo farsa durato lo
spazio di una mattina, sono fucilati barbaramente da un reparto della
Gnr tre contadini ventenni, accusati di renitenza alla leva.
Valnerina, 29
marzo 1944: un rastrellamento investe tutta l'area occupata dalla
brigata garibaldina ternana “Antonio Gramsci” e si protrae per
una decina di giorni. Cadono più di 50 partigiani. La furia di
tedeschi e fascisti si abbatte anche sulla popolazione civile. Tre
civili nel Comune di Norcia, undici in quello di Cascia, quattro a
Borgo Cerreto, cinque civili fucilati a Monteleone di Spoleto, otto
in località Piermasotte nel comune di Vallo di Nera per un totale di
trentatré morti, tutti agricoltori. Più di cento i deportati.
Calvi, 13 aprile
1944: sedici persone vengono prima seviziate e poi fucilate dalle Ss,
con la collaborazione di fascisti locali, perché accusate di essere
antitedesche.
Foligno, Nocera,
Gualdo Tadino, 17 aprile 1944: per tre settimane forze tedesche e
fasciste investono una vasta area, sbandando completamente la IV
Brigata Garibaldi di Foligno. Tra il 17 e il 23 aprile nelle frazioni
di Colle Croce, Mosciano, Serre e Sorifa unità Ss massacrano circa
ventiquattro civili. 120 persone, rastrellate nel territorio comunale
di Nocera Umbra, sono deportate nel campo di concentramento di
Cinecittà a Roma.
Gubbio, 22 giugno
1944: all'alba, come rappresaglia per l'uccisione di un tenente
medico tedesco e per il ferimento di un altro da parte di tre
partigiani del Gap eugubino, elementi della 114a Divisione della
Wehrmacht fucilano quaranta civili scelti tra gli ostaggi rastrellati
con la collaborazione dei fascisti locali.
Città di Castello,
27 giugno 1944: all'Aiola, presso Petrelle, per rappresaglia sono
uccise quattordici persone. Dopo aver costretto alcuni contadini a
minare la fattoria e le case coloniche intorno, dodici di loro sono
fatti saltare in aria, gli altri sono raggiunti dai proiettili mentre
tentano di avvisare i vicini della rappresaglia in corso.
Umbertide, 28
giugno 1944: nella notte, presso Penetola, un plotone tedesco in fuga
cattura ventiquattro contadini, dodici dei quali vengono barbaramente
uccisi, dando fuoco alla stalla nella quale erano stati rinchiusi.
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