Riprendo qui l'articolo
di Carlo Freccero, pubblicato sul “manifesto” il 6 giugno scorso,
seguito da un mio commento critico. (S.L.L.)
Carlo Freccero |
La sinistra è oggi in
crisi e si chiede come potrebbe parlare ai nuovi populismi per
ricondurli nei binari di una democrazia elitaria che assomiglia più
ad un’oligarchia che ad una democrazia in senso proprio.
Viceversa, anche quando
dice di voler ascoltare il malessere di cui i populismi sono
espressione, la sinistra si trincera nei luoghi comuni del
politicamente corretto. Mentre, secondo me, basterebbe un’autoanalisi
oggettiva per capire le cose da un’altra angolazione. La domanda è
cos’è oggi la sinistra e cos’era una volta la sinistra? Perché
c’è stato un così radicale cambiamento? So già la risposta. Ci
sbagliavamo. E se ci sbagliassimo adesso?
In ogni caso riflettere
su cosa sia stata la sinistra alle sue origini, contiene già la
risposta al problema del populismo oggi.
Prima il populismo di
destra non c’era perché molte delle istanze del populismo di oggi
erano a sinistra. E la crescita dei diritti del popolo non era
considerata reazionaria, ma progressista.
La grande frattura a
sinistra inizia con la cosiddetta terza via e la resa completa dai
progressisti nei confronti del neoliberismo. Da allora siamo immersi
nel pensiero unico tanto da aver perso la memoria di noi stessi.
Nel 1968 avevo vent’anni
ed ero di sinistra. Cosa significava allora essere di sinistra?
Credere nella lotta di classe e nella coscienza di classe. Nessuno
pensava allora che nel popolo ci fosse qualcosa di sbagliato che le
élites dovevano “raddrizzare” per il bene del popolo stesso. Era
il popolo che, assumendo coscienza, poteva e doveva guidare la
società. E questo concetto, prima che di sinistra, è democratico.
Cos’è oggi essere di
sinistra?
Essere politicamente
corretti. Accettare il pensiero unico in maniera acritica e credere,
presuntuosamente che, in quanto detentrici del pensiero unico, le
élites devono guidare un popolo ignorante e rozzo, irritante per la
sua mancanza di educazione.
È vero, questo popolo,
il popolo che si raccoglie sotto l’etichetta di “populismo” non
ha nulla a che fare con il concetto di “coscienza di classe”
sulla base della quale, invece il proletariato marxista era
considerato in grado di fare le scelte migliori per la società
tutta. Ma è comunque un popolo che esprime un malessere, che coglie
delle contraddizioni che sono reali e drammatiche, nella narrazione
idilliaca del pensiero unico che vede nel neoliberismo e nei suoi
diktat “il migliore dei mondi possibili”.
In quanto poi
all’educazione al “politicamente corretto” che distingue le
élites del popolo e che dovrebbe costituire la ragione della loro
superiorità rispetto al popolo, siamo sicuri che sia “vera” e
non sia piuttosto frutto di propaganda?
Da quando studio la
propaganda non credo più al politicamente corretto. I diritti umani
a cui abbiamo sacrificato i diritti sociali, mi sembrano usciti
direttamente dalla Finestra di Overton, una metodologia per
condizionare l’opinione pubblica con un graduale e progressivo
lavaggio del cervello.
Cosa resta di sinistra a
sinistra?
L’apparente solidarietà
per gli ultimi. Oggi l’attenzione che ieri si tributava al
proletariato, viene tributata ai migranti. È evidente che usare un
linguaggio come quello della Lega e negare ogni forma di solidarietà
è disturbante, scandaloso.
Ma almeno attrae
l’attenzione su un fenomeno su cui, come altri considerati
“naturali” dal pensiero unico, non ci poniamo alcun
interrogativo. Per le élites i migranti non costituiscono problema
perché risiedono in altri quartieri e insidiano posti di lavoro e
salari che sono appannaggio delle classi più impreparate alla
competizione neoliberista. Ma proprio ponendoci dal lato dei migranti
e dei loro diritti, quale maggior diritto dovremmo riconoscere loro,
se non il diritto a non emigrare, a non rischiare la vita su barconi
improvvisati, a non subire violenze ed abusi, a non conoscere il
disprezzo e il razzismo delle società che non vorrebbero
accoglierli?
Sono stupefatto di vedere
che il buonismo di sinistra si limita all’accoglienza ma non si
pone mai il problema delle cause. Perché ci sono oggi tanti
migranti? Perché siriani e libici che fino all’intervento
dell’Occidente godevano di un tenore di vita elevato, sono oggi
profughi in terra straniera? Non sono forse vittime di quel
“politicamente corretto” che ci obbliga, come occidentali a
continue missioni di pace e di solidarietà per restituire la
democrazia ai paesi ancora al di fuori delle regole del neoliberismo?
Non si tratta di “aiutarli a casa loro” ma di lasciarli in pace a
casa loro.
L’ottusa opposizione
populista all’immigrazione, segnala comunque un problema che alle
sinistre tradizionali sfugge, perché, nell’ordine del discorso del
pensiero unico dove tutto è “naturale”, e tutto è
“irriformabile” e l’unica risposta possibile non è la
coscienza, ma la carità.
Ma essere di sinistra non
può ridursi ad un atteggiamento caritatevole, richiede piuttosto una
visione diversa della società, rispetto all’ordine vigente.
Carlo Freccero
Di Maio, Conte e Salvini |
PERCHÉ FRECCERO
SBAGLIA
La provocazione di Carlo
Freccero contiene, a mio avviso, insieme a considerazioni
apprezzabili e accettabili (la critica dell'élitismo
di alcune sinistre attuali mi pare argomentata e coerente), una
indebita giustificazione di movimenti politici italiani, che nelle sue parole appaiono manifestazione genuina e non mediata di bisogni
popolari e perciò esprimerebbero la rivendicazione di “diritti del
popolo”.
In verità codesti
movimenti sono anch'essi dominati da élites,
talora rozze ed incolte, ma con un preciso disegno di potere,
a cui risalgono la diffusione del veleno razzista, della paura dello
straniero e di altri pregiudizi reazionari.
In paesi non
lontani dal nostro c'è un “populismo” di sinistra, discutibile
come tutte le cose significative, ma che non ha rinunciato ad una
visione di solidarietà tra tutti
gli
oppressi, a un discorso di uguaglianza e non cavalca tutte le
paure e le superstizioni come fanno, in modo diverso ma alla fine
convergente, la Lega e i 5 Stelle.
Mi riferisco a Podemos,
agli Insoumises
francesi,
alla stessa Syriza
(vedremo se saprà conservare questo suo legame con i bisogni
popolari alla prova del governo, in condizioni che chiamare
drammatiche è un eufemismo).
Insomma,
si può essere in Europa popolari (cioè essere dentro il mondo del
lavoro – non solo manuale - subalterno e sfruttato e vicini a tutti
i ceti deprivati ed emarginati dal neoliberismo dominante) e rimanere
di sinistra (se parlando di sinistra ci si riferisce a valori
fondanti come l'uguaglianza, e non ad aggregazioni di ceto
politico).
Freccero
sembra credere e lascia credere che tra la sinistra elitaria e il
populismo xenofobo tertium
non datur.
Non solo si sbaglia, ma nel suo errore ci sono gli estremi di una
resa alla reazione, che non può e non deve essere accettata.
Salvatore Lo Leggio
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