8.6.18

“La sinistra ridotta a pensiero unico delle élites”. Una provocazione di Carlo Freccero con la mia risposta (S.L.L.)

Riprendo qui l'articolo di Carlo Freccero, pubblicato sul “manifesto” il 6 giugno scorso, seguito da un mio commento critico. (S.L.L.)

Carlo Freccero
La sinistra è oggi in crisi e si chiede come potrebbe parlare ai nuovi populismi per ricondurli nei binari di una democrazia elitaria che assomiglia più ad un’oligarchia che ad una democrazia in senso proprio.
Viceversa, anche quando dice di voler ascoltare il malessere di cui i populismi sono espressione, la sinistra si trincera nei luoghi comuni del politicamente corretto. Mentre, secondo me, basterebbe un’autoanalisi oggettiva per capire le cose da un’altra angolazione. La domanda è cos’è oggi la sinistra e cos’era una volta la sinistra? Perché c’è stato un così radicale cambiamento? So già la risposta. Ci sbagliavamo. E se ci sbagliassimo adesso?
In ogni caso riflettere su cosa sia stata la sinistra alle sue origini, contiene già la risposta al problema del populismo oggi.
Prima il populismo di destra non c’era perché molte delle istanze del populismo di oggi erano a sinistra. E la crescita dei diritti del popolo non era considerata reazionaria, ma progressista.
La grande frattura a sinistra inizia con la cosiddetta terza via e la resa completa dai progressisti nei confronti del neoliberismo. Da allora siamo immersi nel pensiero unico tanto da aver perso la memoria di noi stessi.
Nel 1968 avevo vent’anni ed ero di sinistra. Cosa significava allora essere di sinistra? Credere nella lotta di classe e nella coscienza di classe. Nessuno pensava allora che nel popolo ci fosse qualcosa di sbagliato che le élites dovevano “raddrizzare” per il bene del popolo stesso. Era il popolo che, assumendo coscienza, poteva e doveva guidare la società. E questo concetto, prima che di sinistra, è democratico.
Cos’è oggi essere di sinistra?
Essere politicamente corretti. Accettare il pensiero unico in maniera acritica e credere, presuntuosamente che, in quanto detentrici del pensiero unico, le élites devono guidare un popolo ignorante e rozzo, irritante per la sua mancanza di educazione.
È vero, questo popolo, il popolo che si raccoglie sotto l’etichetta di “populismo” non ha nulla a che fare con il concetto di “coscienza di classe” sulla base della quale, invece il proletariato marxista era considerato in grado di fare le scelte migliori per la società tutta. Ma è comunque un popolo che esprime un malessere, che coglie delle contraddizioni che sono reali e drammatiche, nella narrazione idilliaca del pensiero unico che vede nel neoliberismo e nei suoi diktat “il migliore dei mondi possibili”.
In quanto poi all’educazione al “politicamente corretto” che distingue le élites del popolo e che dovrebbe costituire la ragione della loro superiorità rispetto al popolo, siamo sicuri che sia “vera” e non sia piuttosto frutto di propaganda?
Da quando studio la propaganda non credo più al politicamente corretto. I diritti umani a cui abbiamo sacrificato i diritti sociali, mi sembrano usciti direttamente dalla Finestra di Overton, una metodologia per condizionare l’opinione pubblica con un graduale e progressivo lavaggio del cervello.
Cosa resta di sinistra a sinistra?
L’apparente solidarietà per gli ultimi. Oggi l’attenzione che ieri si tributava al proletariato, viene tributata ai migranti. È evidente che usare un linguaggio come quello della Lega e negare ogni forma di solidarietà è disturbante, scandaloso.
Ma almeno attrae l’attenzione su un fenomeno su cui, come altri considerati “naturali” dal pensiero unico, non ci poniamo alcun interrogativo. Per le élites i migranti non costituiscono problema perché risiedono in altri quartieri e insidiano posti di lavoro e salari che sono appannaggio delle classi più impreparate alla competizione neoliberista. Ma proprio ponendoci dal lato dei migranti e dei loro diritti, quale maggior diritto dovremmo riconoscere loro, se non il diritto a non emigrare, a non rischiare la vita su barconi improvvisati, a non subire violenze ed abusi, a non conoscere il disprezzo e il razzismo delle società che non vorrebbero accoglierli?
Sono stupefatto di vedere che il buonismo di sinistra si limita all’accoglienza ma non si pone mai il problema delle cause. Perché ci sono oggi tanti migranti? Perché siriani e libici che fino all’intervento dell’Occidente godevano di un tenore di vita elevato, sono oggi profughi in terra straniera? Non sono forse vittime di quel “politicamente corretto” che ci obbliga, come occidentali a continue missioni di pace e di solidarietà per restituire la democrazia ai paesi ancora al di fuori delle regole del neoliberismo? Non si tratta di “aiutarli a casa loro” ma di lasciarli in pace a casa loro.
L’ottusa opposizione populista all’immigrazione, segnala comunque un problema che alle sinistre tradizionali sfugge, perché, nell’ordine del discorso del pensiero unico dove tutto è “naturale”, e tutto è “irriformabile” e l’unica risposta possibile non è la coscienza, ma la carità.
Ma essere di sinistra non può ridursi ad un atteggiamento caritatevole, richiede piuttosto una visione diversa della società, rispetto all’ordine vigente.
Carlo Freccero

Di Maio, Conte e Salvini
PERCHÉ FRECCERO SBAGLIA
La provocazione di Carlo Freccero contiene, a mio avviso, insieme a considerazioni apprezzabili e accettabili (la critica dell'élitismo di alcune sinistre attuali mi pare argomentata e coerente), una indebita giustificazione di movimenti politici italiani, che nelle sue parole appaiono manifestazione genuina e non mediata di bisogni popolari e perciò esprimerebbero la rivendicazione di “diritti del popolo”.
In verità codesti movimenti sono anch'essi dominati da élites, talora rozze ed incolte, ma con un preciso disegno di potere, a cui risalgono la diffusione del veleno razzista, della paura dello straniero e di altri pregiudizi reazionari.
In paesi non lontani dal nostro c'è un “populismo” di sinistra, discutibile come tutte le cose significative, ma che non ha rinunciato ad una visione di solidarietà tra tutti gli oppressi, a un discorso di uguaglianza e non cavalca tutte le paure e le superstizioni come fanno, in modo diverso ma alla fine convergente, la Lega e i 5 Stelle. 
Mi riferisco a Podemos, agli Insoumises francesi, alla stessa Syriza (vedremo se saprà conservare questo suo legame con i bisogni popolari alla prova del governo, in condizioni che chiamare drammatiche è un eufemismo).
Insomma, si può essere in Europa popolari (cioè essere dentro il mondo del lavoro – non solo manuale - subalterno e sfruttato e vicini a tutti i ceti deprivati ed emarginati dal neoliberismo dominante) e rimanere di sinistra (se parlando di sinistra ci si riferisce a valori fondanti come l'uguaglianza, e non ad aggregazioni di ceto politico).
Freccero sembra credere e lascia credere che tra la sinistra elitaria e il populismo xenofobo tertium non datur. Non solo si sbaglia, ma nel suo errore ci sono gli estremi di una resa alla reazione, che non può e non deve essere accettata.
Salvatore Lo Leggio

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