Franca Rame in una foto dei primi anni 50 |
Non importa come mi
chiamo
Potete chiamarmi Strega
Perché tanto la mia
natura è quella
Da sempre, dal primo
vagito, dal primo respiro di vita,
dal primo calcio che ho
tirato al mondo
Sono una di quelle donne
che hanno il fuoco nell'anima,
sono una di quelle donne
che hanno la vista e l'udito di un gatto,
sono una di quelle donne
che parlano con gli alberi e le formiche,
sono una di quelle donne
che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella!
Ho la bellezza della
luce,
ho la bellezza
dell'armonia,
ho la bellezza del mare
in tempesta,
ho la bellezza di una
tigre,
ho la bellezza dei
girasoli, della lavanda e pure dell'erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono
diversa, sono unica, sono un'altra,
sono me stessa, sono
fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale... sono
io!
Sono Strega perché sono
fiera
del mio essere
animale-donna-zingara-artista
e folle ingegnere della
mia vita.
Sono Strega perché so
usare la testa,
perché dico sempre ciò che penso,
perché non ho paura
della parola pericolosa e pruriginosa,
della parola potente e
possente
Sono Strega perché
spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano
millennio,
di questo Medioevo di
tribunali mediatici e apatici
Sono Strega perché i
roghi esistono ancora e io - prima o poi - potrei finirci dentro.
In Alessandra
Vanzi, Bella come la luce e la tigre,
“alias-il manifesto”, 1 giugno 2013
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