Alberto Stramaccioni pubblicò nel 1988 per i tipi di Protagon Il Sessantotto e la sinistra, cui si aggiunse, nello stesso anno Il Movimento studentesco e la sinistra in Umbria. Documenti e testimonianze 1968-1972. Il giovane storico, all'epoca impegnatissimo anche come dirigente umbro del PCI, rendeva così conto di una lunga fatica iniziata con la tesi di laurea. La peculiarità del lavoro di Stramaccioni consisteva nell'intrecciare l'internazionale, il nazionale e il locale, cercando di verificare gli adattamenti e le specificità con cui il grande movimento di contestazione studentesca, operaia e giovanile si era manifestato in un spazio limitato e per diversi aspetti provinciale come la piccola Umbria e le conseguenze che da ciò erano derivate per le dinamiche sociali e politiche della regione.
Stramaccioni ripubblicò nel 2008 tramite l'editore Era Nuova di Perugia con poche revisioni una parte importante dei materiali contenuti in quei volumi, in un libro più maneggevole dal titolo Il '68 in una regione rossa e sottotitolo L'Umbria dal sottosviluppo alla modernizzazione. Il libro mi pare tuttora utile a chi voglia conoscere gli avvenimenti umbri di cinquant'anni fa; la regione rossa invece si può dire che non c'è più. Il rosso che oggi governa a Palazzo Donini s'è molto sbiadito e nei territori la forte avanzata delle destre sembra segnalare un profondo cambiamento in atto.
Qui ho ripreso dal volume la ricostruzione della prima occupazione perugina. Posterò nei prossimi giorni un paio di testimonianza. (S.L.L.)
Il
primo ciclo di lotte del nuovo movimento studentesco in Umbria si
sviluppa tra il novembre 1967 e il maggio 1968. Inizialmente la
leadership del movimento viene assunta dalle tradizionali
associazioni studentesche e il 15 febbraio 1968 gli studenti del
Comitato di agitazione Ugi-lntesa occupano la Facoltà di Lettere e
Filosofia a Palazzo Manzoni, per contrastare l'iniziativa dei
neofascisti del Fuan, che avevano presidiato a loro volta la Sede
Centrale in Piazza dell'Università.
Con
l'agitazione alla Facoltà di Lettere, che dura quasi venti giorni,
l'egemonia del Fuan tra gli studenti universitari subisce un primo
consistente ridimensionamento anche perché durante la notte del 17
febbraio un folto gruppo di neofascisti tenta di sfondare il portone
di Palazzo Manzoni. Sei di essi abbattono alcune finestre, riescono
ad entrare e feriscono uno studente comunista alla testa. Ma di
fronte alle reazioni degli studenti democratici e di sinistra il
tentativo di disoccupare la facoltà non riesce. Tanto più che a
sostegno degli occupanti di lettere intervengono gruppi di operai
della Perugina e alcuni dirigenti politici del Pci, della sinistra e
del sindacato.
Dopo
questa azione il Fuan perde l'immagine di apoliticità e di
perbenismo ed anche il circolo Gabriele d'Annunzio riduce la propria
credibilità e diventa solamente il ritrovo dei neofascisti, mentre
calano anche gli aderenti. Intanto prosegue però l'occupazione della
Sede Centrale dell'Università da parte del Fuan con l'acquiescenza
del rettorato.
La
Facoltà di Lettere è presidiata dagli studenti di sinistra per
tutto il mese di febbraio, periodo in cui cresce in Italia e nel
mondo la mobilitazione internazionale a fianco del Vietnam e a
Torino, Milano, Roma si susseguono assemblee, agitazioni, incidenti
con la polizia che nella capitale culminano negli scontri di Valle
Giulia diventati un simbolo della contestazione giovanile.
Intanto
per ventitré giorni Palazzo Manzoni diventa sede del movimento
studentesco perugino. L'occupazione si conclude infatti il 9 marzo,
quando viene convocata una prima manifestazione che coinvolge in uno
sciopero cittadino migliaia di studenti delle scuole medie superiori,
sino ad allora quasi del tutto assenti dalle lotte per il
rinnovamento della scuola.
Nel
corso delle tre settimane di occupazione, si diffonde fra gli
studenti la coscienza di affermare un potere studentesco fondato su
una struttura organizzala e un programma politico di massa. La
convocazione quotidiana di assemblee, il lavoro delle Commissioni di
studio, insieme ad uno stretto rapporto con l'opinione pubblica
progressista contribuiscono a definire il programma e gli obiettivi
del nascente movimento studentesco perugino. La lotta contro
l'autoritarismo delle istituzioni scolastiche e del corpo accademico,
l'autonomia del movimento ed un nuovo rapporto tra scuola, società e
mondo del lavoro, sono le tematiche al centro della discussione.
Il
Comitato di agitazione afferma infatti il diritto di assemblea per
tutti come un primo ed irrinunciabile diritto studentesco in
opposizione a quello accademico per dotarsi di una sede permanente di
confronto e di lotta. Nel corso delle numerose assemblee si
affrontano i problemi specifici delle varie Facoltà (Lettere,
Magistero, Economia e Commercio) all'interno di un quadro generale di
rivendicazioni per una nuova politica universitaria. Viene inoltre
costituita una Commissione di studio sulla proposta di legge
governativa di riforma universitaria detta "2314"
presentata dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui.
I
gruppi di lavoro, a venti giorni dall'inizio dell'occupazione,
diffondono un documento sul funzionamento dell'assemblea e sulle
nuove norme che devono garantire la legittimità della rappresentanza
nella Facoltà. Intanto il rettore sospende gli esami di laurea e
l'assemblea ribadisce allora che l'occupazione non interrompe né la
ricerca, né gli esami di laurea e che questi possono comunque
svolgersi nella sede centrale dell'Università. Agli studenti intanto
viene espressa, attraverso un ordine del giorno, la solidarietà
degli aderenti al Sindacato Nazionale Scuola Cgil che dichiarano di
condividere l'azione del Comitato di agitazione ed i suoi obiettivi.
D'altronde l'elaborazione teorico-politica degli occupanti non si
limita ad una analisi della scuola e dell'Università come universo
separato dal resto della società e proprio in un documento “Sul
diritto allo studio" il movimento studentesco si definisce come
componente di una più vasta lotta e afferma la necessità di una
alleanza con le masse popolari per una riforma globale della scuola.
La
proposta di alleanza si estende ai sindacati, ai partiti ed alle
associazioni che rifiutano il "Piano Pieraccini" dal nome
del Ministro del Bilancio del governo di centrosinistra, che secondo
gli studenti propone la politica dei redditi, lo sfruttamento
intensivo della forza lavoro e la disoccupazione come prezzo della
modernizzazione. Questa politica delle alleanze, anche se non produce
inizialmente una iniziativa comune, raccoglie comunque nel corso
della fase finale dell'occupazione alcuni consensi sugli obiettivi e
i programmi del Comitato di Agitazione.
Il
Consiglio Comunale di Perugia nella seduta del 22 febbraio 1968
esprime la propria solidarietà con gli studenti occupanti la Facoltà
di Lettere e Filosofia aggrediti nella notte del 17 febbraio da
gruppi di neofascisti. L'assemblea elettiva condanna questa come ogni
altra aggressione lesiva dei diritti e della dignità del movimento
studentesco e manifesta la propria concordanza con gli obiettivi a
cui si ispira il movimento studentesco quale quello per il diritto
allo studio e per la effettiva partecipazione di tutte le componenti
del mondo universitario alla direzione didattica, culturale ed
amministrativa, per il superamento dei vecchi schemi autoritari.
La
stessa Federazione Perugina del Pci, il Consiglio Provinciale e la
Federazione Giovanile Comunista, esprimono il proprio consenso sugli
obiettivi delle lotte del movimento studentesco. Gli occupanti, da
parte loro, tendono ad inserire la propria mobilitazione all'interno
del movimento studentesco nazionale pur senza avere ancora rapporti
stabili con le Università delle altre città. Con un Appello
alla cittadinanza gli studenti
sollecitano le forze più progressiste delle società e della cultura
perugina a sostenere il movimento contro le iniziative dei
neofascisti per il mantenimento e il consolidamento delle tradizioni
democratiche del capoluogo umbro. Ma l'opinione pubblica moderata
interpretata, almeno in una prima fase, dalle pagine locali de “Il
Messaggero” guarda alle lotte studentesche con evidente fastidio.
La cronaca locale de “l'Unità” valorizza invece le iniziative
del Comitato di agitazione come strumento promosso dall'Ugi e
dall'Intesa in opposizione alla politica universitaria dell'Orup.
L'occupazione
di Lettere coinvolgendo nel corso dei ventitré giorni alcune
centinaia di giovani, segna indubbiamente un fatto nuovo per la vita
universitaria e sociale perugina e per lo sviluppo stesso delle lotte
studentesche nei mesi successivi. La mobilitazione di quei giorni
consegue infatti numerosi obiettivi. In primo luogo si consuma la
crisi dei vecchi organismi rappresentativi e si riduce notevolmente
l'egemonia neofascista nell'università. Il nuovo movimento
studentesco individua poi nella città e nelle sue istituzioni il
principale interlocutore politico e coinvolge nelle sue mobilitazioni
gli studente delle scuole medie superiori.
da Il '68 in una regione rossa, Era Nuova, 2008
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