9.6.18

Sessantotto. Perugia: l'occupazione di Palazzo Manzoni (Alberto Stramaccioni)


Alberto Stramaccioni pubblicò nel 1988 per i tipi di Protagon Il Sessantotto e la sinistra, cui si aggiunse, nello stesso anno Il Movimento studentesco e la sinistra in Umbria. Documenti e testimonianze 1968-1972. Il giovane storico, all'epoca impegnatissimo anche come dirigente umbro del PCI, rendeva così conto di una lunga fatica iniziata con la tesi di laurea. La peculiarità del lavoro di Stramaccioni consisteva nell'intrecciare l'internazionale, il nazionale e il locale, cercando di verificare gli adattamenti e le specificità con cui il grande movimento di contestazione studentesca, operaia e giovanile si era manifestato in un spazio limitato e per diversi aspetti provinciale come la piccola Umbria e le conseguenze che da ciò erano derivate per le dinamiche sociali e politiche della regione. 
Stramaccioni ripubblicò nel 2008 tramite l'editore Era Nuova di Perugia con poche revisioni una parte importante dei materiali contenuti in quei volumi, in un libro più maneggevole dal titolo Il '68 in una regione rossa e sottotitolo L'Umbria dal sottosviluppo alla modernizzazione. Il libro mi pare tuttora utile a chi voglia conoscere gli avvenimenti umbri di cinquant'anni fa; la regione rossa invece si può dire che non c'è più. Il rosso che oggi governa a Palazzo Donini s'è molto sbiadito e nei territori la forte avanzata delle destre sembra segnalare un profondo cambiamento in atto. 
Qui ho ripreso dal volume la ricostruzione della prima occupazione perugina. Posterò nei prossimi giorni un paio di testimonianza. (S.L.L.)

Il primo ciclo di lotte del nuovo movimento studentesco in Umbria si sviluppa tra il novembre 1967 e il maggio 1968. Inizialmente la leadership del movimento viene assunta dalle tradizionali associazioni studentesche e il 15 febbraio 1968 gli studenti del Comitato di agitazione Ugi-lntesa occupano la Facoltà di Lettere e Filosofia a Palazzo Manzoni, per contrastare l'iniziativa dei neofascisti del Fuan, che avevano presidiato a loro volta la Sede Centrale in Piazza dell'Università.
Con l'agitazione alla Facoltà di Lettere, che dura quasi venti giorni, l'egemonia del Fuan tra gli studenti universitari subisce un primo consistente ridimensionamento anche perché durante la notte del 17 febbraio un folto gruppo di neofascisti tenta di sfondare il portone di Palazzo Manzoni. Sei di essi abbattono alcune finestre, riescono ad entrare e feriscono uno studente comunista alla testa. Ma di fronte alle reazioni degli studenti democratici e di sinistra il tentativo di disoccupare la facoltà non riesce. Tanto più che a sostegno degli occupanti di lettere intervengono gruppi di operai della Perugina e alcuni dirigenti politici del Pci, della sinistra e del sindacato.
Dopo questa azione il Fuan perde l'immagine di apoliticità e di perbenismo ed anche il circolo Gabriele d'Annunzio riduce la propria credibilità e diventa solamente il ritrovo dei neofascisti, mentre calano anche gli aderenti. Intanto prosegue però l'occupazione della Sede Centrale dell'Università da parte del Fuan con l'acquiescenza del rettorato.
La Facoltà di Lettere è presidiata dagli studenti di sinistra per tutto il mese di febbraio, periodo in cui cresce in Italia e nel mondo la mobilitazione internazionale a fianco del Vietnam e a Torino, Milano, Roma si susseguono assemblee, agitazioni, incidenti con la polizia che nella capitale culminano negli scontri di Valle Giulia diventati un simbolo della contestazione giovanile.
Intanto per ventitré giorni Palazzo Manzoni diventa sede del movimento studentesco perugino. L'occupazione si conclude infatti il 9 marzo, quando viene convocata una prima manifestazione che coinvolge in uno sciopero cittadino migliaia di studenti delle scuole medie superiori, sino ad allora quasi del tutto assenti dalle lotte per il rinnovamento della scuola.
Nel corso delle tre settimane di occupazione, si diffonde fra gli studenti la coscienza di affermare un potere studentesco fondato su una struttura organizzala e un programma politico di massa. La convocazione quotidiana di assemblee, il lavoro delle Commissioni di studio, insieme ad uno stretto rapporto con l'opinione pubblica progressista contribuiscono a definire il programma e gli obiettivi del nascente movimento studentesco perugino. La lotta contro l'autoritarismo delle istituzioni scolastiche e del corpo accademico, l'autonomia del movimento ed un nuovo rapporto tra scuola, società e mondo del lavoro, sono le tematiche al centro della discussione.
Il Comitato di agitazione afferma infatti il diritto di assemblea per tutti come un primo ed irrinunciabile diritto studentesco in opposizione a quello accademico per dotarsi di una sede permanente di confronto e di lotta. Nel corso delle numerose assemblee si affrontano i problemi specifici delle varie Facoltà (Lettere, Magistero, Economia e Commercio) all'interno di un quadro generale di rivendicazioni per una nuova politica universitaria. Viene inoltre costituita una Commissione di studio sulla proposta di legge governativa di riforma universitaria detta "2314" presentata dal Ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui.
I gruppi di lavoro, a venti giorni dall'inizio dell'occupazione, diffondono un documento sul funzionamento dell'assemblea e sulle nuove norme che devono garantire la legittimità della rappresentanza nella Facoltà. Intanto il rettore sospende gli esami di laurea e l'assemblea ribadisce allora che l'occupazione non interrompe né la ricerca, né gli esami di laurea e che questi possono comunque svolgersi nella sede centrale dell'Università. Agli studenti intanto viene espressa, attraverso un ordine del giorno, la solidarietà degli aderenti al Sindacato Nazionale Scuola Cgil che dichiarano di condividere l'azione del Comitato di agitazione ed i suoi obiettivi. D'altronde l'elaborazione teorico-politica degli occupanti non si limita ad una analisi della scuola e dell'Università come universo separato dal resto della società e proprio in un documento “Sul diritto allo studio" il movimento studentesco si definisce come componente di una più vasta lotta e afferma la necessità di una alleanza con le masse popolari per una riforma globale della scuola.
La proposta di alleanza si estende ai sindacati, ai partiti ed alle associazioni che rifiutano il "Piano Pieraccini" dal nome del Ministro del Bilancio del governo di centrosinistra, che secondo gli studenti propone la politica dei redditi, lo sfruttamento intensivo della forza lavoro e la disoccupazione come prezzo della modernizzazione. Questa politica delle alleanze, anche se non produce inizialmente una iniziativa comune, raccoglie comunque nel corso della fase finale dell'occupazione alcuni consensi sugli obiettivi e i programmi del Comitato di Agitazione.
Il Consiglio Comunale di Perugia nella seduta del 22 febbraio 1968 esprime la propria solidarietà con gli studenti occupanti la Facoltà di Lettere e Filosofia aggrediti nella notte del 17 febbraio da gruppi di neofascisti. L'assemblea elettiva condanna questa come ogni altra aggressione lesiva dei diritti e della dignità del movimento studentesco e manifesta la propria concordanza con gli obiettivi a cui si ispira il movimento studentesco quale quello per il diritto allo studio e per la effettiva partecipazione di tutte le componenti del mondo universitario alla direzione didattica, culturale ed amministrativa, per il superamento dei vecchi schemi autoritari.
La stessa Federazione Perugina del Pci, il Consiglio Provinciale e la Federazione Giovanile Comunista, esprimono il proprio consenso sugli obiettivi delle lotte del movimento studentesco. Gli occupanti, da parte loro, tendono ad inserire la propria mobilitazione all'interno del movimento studentesco nazionale pur senza avere ancora rapporti stabili con le Università delle altre città. Con un Appello alla cittadinanza gli studenti sollecitano le forze più progressiste delle società e della cultura perugina a sostenere il movimento contro le iniziative dei neofascisti per il mantenimento e il consolidamento delle tradizioni democratiche del capoluogo umbro. Ma l'opinione pubblica moderata interpretata, almeno in una prima fase, dalle pagine locali de “Il Messaggero” guarda alle lotte studentesche con evidente fastidio. La cronaca locale de “l'Unità” valorizza invece le iniziative del Comitato di agitazione come strumento promosso dall'Ugi e dall'Intesa in opposizione alla politica universitaria dell'Orup.
L'occupazione di Lettere coinvolgendo nel corso dei ventitré giorni alcune centinaia di giovani, segna indubbiamente un fatto nuovo per la vita universitaria e sociale perugina e per lo sviluppo stesso delle lotte studentesche nei mesi successivi. La mobilitazione di quei giorni consegue infatti numerosi obiettivi. In primo luogo si consuma la crisi dei vecchi organismi rappresentativi e si riduce notevolmente l'egemonia neofascista nell'università. Il nuovo movimento studentesco individua poi nella città e nelle sue istituzioni il principale interlocutore politico e coinvolge nelle sue mobilitazioni gli studente delle scuole medie superiori.

da Il '68 in una regione rossa, Era Nuova, 2008

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