11.7.18

Italia 90. Vita, morte e misteri di 'Pedro' (Attilio Bolzoni)

La morte di 'Pedro', il proprietario del “Ficodindia”, che a Palermo fu trattoria frequentatissima negli anni Sessanta e Settanta, assassinato nel corso del “Mundial” di Italia 90 nel suo locale, venne da subito catalogata come un mistero da inquirenti e cronisti. Ancor oggi, nonostante indagini, pentimenti, lo è. Qui propongo la lettura “in diretta” di Attilio Bolzoni. (S.L.L.)

Palermo, Stadio della favorita, 12 giugno 1990, Egitto - Olanda
Frank Rijkaard e alcuni giocatori egiziani all'inizio dell'incontro

PALERMO
Un piatto di pasta e sarde non lo negava a nessuno. Potevano essere gli squattrinati artisti o gli esuli greci della fine degli anni Sessanta, potevano essere gli emigrati tunisini che sciamano oggi nei vicoli del porto, Pedro non faceva differenza. Era fatto così, era un generoso. A Palermo lo conoscevano tutti, probabilmente anche il killer che l'altro ieri sera lo ha ucciso. La scena del delitto si svolge tra i tavoli del “Ficodindia”, trattoria tipica siciliana dove una volta passava l'intellighenzia palermitana e da qualche anno si ritrovano solo comitive di turisti americani disponibili anche a farsi spennare. Alle dieci e un minuto l'arbitro fischiava l'inizio del secondo tempo del match mondiale, e alla Favorita la partita tra egiziani e olandesi era ancora sullo 0 a 0. Dentro il ristorante la tivù era accesa, il cuoco era seduto, tre camerieri stavano servendo quattordici clienti. Pietro Rosselli, Pedro, era in un angolo con le spalle alla porta. Stava mangiando. Non ha potuto vedere in faccia il suo assassino. Il sicario aveva il volto coperto da uno strano drappo nero. Un cappuccio da boia, precisano gli investigatori. L'avventurosa vita di Pedro è finita con quattro pallottole calibro 45.
La pistola forse era una Colt, un'arma che non si è mai vista nei delitti di mafia. È morto tra i fornelli, dove aveva vissuto nell'ultimo quarto di secolo dopo aver fatto il giro del mondo sette volte imbarcandosi in mercantili. Aveva ormai quasi 60 anni, era ricco, comprava e vendeva pezzi di antiquariato. Da un po' di tempo non sembrava più lo stesso. Era incredibilmente ingrassato, aveva perso l'aria da macho che si era portato dietro per una vita, si era perfino comprato una parrucca per nascondere quelle calvizie che non lo avevano mai disturbato prima.
Piste oscure per Pedro, titola in prima pagina il quotidiano della sera “L'Ora”. Era diventato un personaggio ambiguo, fanno sapere senza aggiungere altro i poliziotti che indagano sulla sua morte. Un altro mistero palermitano con protagonista un uomo del quale si sapeva tutto e niente, che parlava di tutto e di niente, che un giorno ti preparava in cucina la caponata di melanzane e il giorno dopo lo ritrovavi al centro di una trattativa con Gheddafi. È la storia di un mantello e di un sottosella che furono donati a Benito Mussolini a Tripoli nel 1937. Quasi cinquant' anni dopo Pedro farà riavere, senza sborsare una lira, il piccolo tesoro al colonnello della Jamahiriah. Tutto si decise naturalmente in una suite del Grand Hotel des Palmes.
Ma chi era in realtà Pietro Rosselli? Solo uno stravagante ristoratore? Conosceva Pasolini, era amico di Panagulis, dal 1965 al 1980 intorno ai tavoli del “Ficodindia” si sono seduti artisti di ogni genere. Alle pareti quadri donati da Guttuso, da Migneco, anche un' opera di Andy Warhol. Dietro la sala ristorante una piccola biblioteca di libri antichi sulla Sicilia. Pedro era innamorato della sua terra, anche se da ragazzo voleva conoscere il mondo. Su e giù tra il Giappone e l' America latina, gli Usa e i paesi del Sud-Africa. Fino a quando decise di aprire di fronte al porto di Palermo il suo Ficodindia. Negli anni ' 60 era considerato un uomo di sinistra. Un paio di mesi fa, alla vigilia delle amministrative, lo videro nei saloni di Palazzo Gamma sfilare ossequioso a salutare nell'ordine Salvo Lima, Cirino Pomicino, Calogero Pumilia e Lo Squalo Sbardella.
Nel 1971 salì sul set. Lo volle Damiano Damiani, Pedro interpretava in un film di mafia la parte del killer. Poi girò qualcosa anche con la tv svedese. Due mesi fa gironzolava intorno alla troupe del Padrino atto III. Conosceva tutti e nessuno. Era imprendibile, sfuggente, portava dentro un qualcosa di indecifrabile. Si dice che avesse anche stretti contatti un tempo con il consolato americano. Anche questo significa tutto e niente.
È davvero un omicidio difficile da capire, dicono alla Squadra mobile, chiunque e per qualunque motivo può avere ucciso Pedro. Nelle carte sequestrate c' è ancora poco. Pedro aveva chiesto soldi ad una banca, aveva bisogno di liquido per acquistare un alberghetto di Mondello. Gli servivano 3 miliardi e 200 milioni. Un'operazione che stava andando regolarmente in porto. Ma dove li prendeva Pedro tutti quei soldi? Certo non dalla sua attività di ristoratore, rispondono ancora gli investigatori, il Ficodindia non era più come una volta, lo frequentavano solo turisti, Rosselli aveva licenziato un bel po' di personale e chiuso un'ala della trattoria. E allora quei 3 miliardi e 200 milioni per comperare l'albergo di Mondello? Chi indaga fa capire che Pedro poteva essere anche un prestanome, l' uomo di paglia di una famiglia o di qualche altro terminale. E poi chiacchierava troppo e con troppe persone, riferisce un tam tam tutto palermitano che la dice lunga sul possibile movente del delitto. Chiacchierava con tutti. Con i poliziotti, con i mafiosi, con i turisti, con gli esponenti di quella mala tremenda che c' è al Borgo Vecchio il mercato che si apre proprio davanti al Ficodindia. Ma nella morte di Pedro c' è qualcosa che non quadra. Lui sapeva campare, sapeva bene come si vive e si muore in una città come Palermo. Parlava parlava, ma alla fine non diceva nulla. Nessuno è mai riuscito a capire chi fosse davvero Pietro Rosselli al di là delle sue smargiassate e del suo esuberante carattere. Sarà come dicono alcuni investigatori un delitto di alta mafia, lo sarà ma per adesso non pare. Ci sono almeno due particolari che stonano. C' è il calibro della pistola. E poi c' è quel cappuccio nero che si infilano i boia prima di ogni esecuzione. Pedro l' hanno fatto fuori così.

“la Repubblica” ed siciliana, 14 giugno 1990

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