3.7.18

Non prendo il tram né l'autobus (Paolo Villaggio)

Non prendo né tram né autobus da una trentina d' anni. 
Non ho paura degli attentati, ma degli aliti terrificanti e indescrivibili che hanno gli italiani di tutte le estrazioni sociali. Entrare in un autobus è come entrare in una camera a gas. I passeggeri non si lavano quasi mai e dalle magliette alonate da chiazze di sudore emettono odori violentissimi, che ricordano gli allevamenti di maiali parmigiani. Solo che questi, alla fine di ogni stagione, vengono eliminati.
I mammiferi esperti di calcio, che si fanno trasportare dai mezzi pubblici, ne approfittano ignobilmente per scorreggiare come elefanti africani. Non sono scoregge rumorose, ma hanno messo a punto una tecnica raffinata: il terrificante soffione con effetti devastanti. Ho visto due anziane signore di Liverpool piangere in silenzio, poi chiedere aiuto e infine buttarsi dai finestrini in corsa. Ma l'insidia totale sono gli aliti. Impiegati di banca in cravatta, operai con jeans e giubbotti, pare abbiano appena ingoiato due spicchi d'aglio e due topi morti. I più insidiosi sono i religiosi: suore e sacerdoti, pare che abbiano banchettato l'intera notte con dei paté di merda e con qualche stronzo come guarnizione. Se ce la fate, prendete un taxi, almeno il tassista è di spalle.


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