Qui da noi, da sempre,
c’è un’abitudine radicata nella nostra cultura: non si dice mai
la verità, soprattutto quando si parla di sé. È curioso, in fondo,
che questi bugiardi sperino di essere creduti, perché dicono sempre
di essere completamente diversi da quello che sono. Bisognerebbe
girare con degli interpreti simultanei o dei valenti psicologi per
capire come stanno veramente le cose. Ma sono troppo costosi, e
allora io voglio dare una mano ai meno abbienti con questo manuale
d’interpretazione.
La frase “Vede, io sono
un uomo fondamentalmente buono” va così tradotta: “Io sono una
carogna, ho subìto troppe umiliazioni nella vita, sono capace di
scrivere lettere anonime, delazioni e, spesso, ho pagato degli
iettatori professionisti per nuocere ai miei amici più cari.”
La frase “Io mi faccio
i fatti miei” va così tradotta: “Io pratico la maldicenza a
tempo pieno e, per di più, inventandomi tutto.”
“Io ho il senso
dell’amicizia” significa: “Io non so cosa sia l’amicizia,
cambio amici a seconda del vento, adoro solo quelli di successo e
tolgo quasi il saluto a quelli che non sono più sulla cresta
dell’onda.”
“Faccio beneficenza, ma
non voglio che si sappia” in realtà significa: “Le poche volte
che regalo qualcosa, lo faccio in pubblico.”
Nel caso di “Mi stimo”
è vero il contrario: “Mi faccio schifo e, per questo, sono molto
infelice.”
da Italiani brava gente…ma
non è vero!, La Nave Di Teseo, 2018, in "Tuttolibri La Stampa", 26 maggio 2018
Nessun commento:
Posta un commento