Di persona Vincino Gallo l'ho
conosciuto appena. A Gela.
Quando vi arrivai, nel
1971, era ancora lì, con altri attivisti di Lotta Continua o Potere
Operaio, convinti che quello fosse il posto giusto per innescare la
miccia della rivoluzione.
Io non facevo quasi per
niente militanza, tutto preso dai miei impegni di giovanissimo padre
e inesperto insegnante di Liceo. Fino alle elezioni politiche che si
svolsero nella primavera del 1972, rimasi “cane sciolto”, come a
dire un “gruppettaro senza gruppetto” e dei gruppi abbastanza
deluso. Solo allora, sollecitato da Totò Crocetta, che avevo
conosciuto nel 65, in Fgci, ripresi la tessera del Partito Comunista
che dal 69 non avevo più rinnovato.
Fino ad allora la mia
attività politica a Gela si limitò alla partecipazione a qualche
assemblea in preparazione di manifestazioni operaie o studentesche.
Oltre a Gallo, fu in quelle occasioni che conobbi Luigi Rosati e
Guelfo Guelfi, ma l'unico dei tre ad essermi simpatico era Vincino,
di cui vagamente intuivo il genio creativo e che peraltro andò via
quasi subito. Gli altri due mi stavano sullo stomaco, cosa che
ascrivo a mio merito.
Dopo di allora ho
seguito, seppure senza assiduità, l'attività di vignettista
satirico di Vincino, su “Lotta Continua”, su “L'Espresso”,
sul “Male” vecchio e nuovo, e in tanti altri posti. Non sempre mi
piaceva la sua aggressività, talora i suoi attacchi mi parevano
forzati o volgari o ingiusti; ma era quella la sua cifra, il suo
stile, che, secondo il mio mathema di
insegnante di latino, sembrava riprendere toni e moduli della più
antica satura latina, quelli
del lutulentus Lucilio.
Nelle aggressioni visivo-verbali di Vincino affiorava del fango e, se giudicate classicamente, potevano apparire di cattivo gusto, ma era così che lui dava
espressione al suo estro fantastico, tendenzialmente barocco e, mentre
colpiva duro, induceva alla riflessione.
I
sette disegni “politicamente scorretti” che seguono sono ripresi da
“Tango”, che – diretto da Sergio Staino – uscì tra il 1986 e
il 1988 come supplemento settimanale a “l'Unità”. Non sono di
sicuro tra le creazioni di Vincino più geniali o più efficaci, ma
sono di certo esemplificative del suo modo di concepire la satira,
che non tollerava limitazioni o divieti di nessun tipo. Si tratta di
disegni datati, comprensibili per chi al tempo seguiva
l'attualità, ma forse esigono, per alcuni tra gli osservatori più
giovani, qualche ricerca di informazioni in rete. L'ultimo, in ordine
cronologico ma anche nell'ordine che io ho scelto, è un po' diverso
dagli altri, più astratto e nichilista se si vuole. A me pare che
parli del nostro tempo sbandato.
Mi
dispiace molto che Vincino se ne sia andato: era una intelligenza
“fastidiosa”, che a volte trovavo qualunquistica e cattiva, ma mi
mancherà. E non solo a me. (S.L.L.)
"Tango", 5 maggio 1986
"Tango", 27 ottobre 1986
"Tango", 23 giugno 1986
"Tango", 26 maggio 1986
"Tango", 14 luglio 1986
"Tango", 7 aprile 1986
"Tango", 27 ottobre 1986
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