14.12.18

Adolescenze. Maria Antonietta arriva a Versailles (Stefan Zweig)

La delfina Maria Antonietta in abito da amazzone.
Un pastello di Joseph Krantzinger (1771)

Su questa scena eccezionale avanza ora, col passo incerto della esordiente, una fanciulla di quindici anni. Dapprima deve sostenere un piccolo e facile ruolo di prova: quello della delfina, dell’erede al trono. Ma gli altolocati spettatori ben sanno che alla giovanissima bionda arciduchessa d’Austria è riservata per l’avvenire la parte di prima donna, il ruolo della regina, ed è perciò che fin dall arrivo tutti gli sguardi convergono curiosi su di lei. La prima impressione è eccellente: da lungo tempo non si è veduta alla reggia una ragazza tanto leggiadra, dalla figurina deliziosamente agile come una statuetta di Sèvres, dalla carnagione immacolata come porcellana, dai ridenti occhi azzurri, dalla bocca birichina, che si apre al sorriso più infantile o si serra nel broncio più grazioso. Impeccabile il portamento: passo leggero, affascinante nella danza e insieme — non per nulla è figlia di un'imperatrice — prestanza sicura nel procedere ritta e superba per le gallerie a specchi, salutando senza imbarazzo a destra e a sinistra.
Le dame, che quando il ruolo della prima donna era libero potevano sperare di sostituirla, intuiscono subito con malcelato dispetto che nella giovinetta esile e non ancora sbocciata è giunta la vittoriosa rivale. Un solo errore di contegno può subito contrariare la rigida società di corte; questa quindicenne ha lo strano desiderio, invece di tenersi rigida e lenta nel sacro palazzo, di muoversi spensierata come una bimba. La piccola Maria Antonietta, impetuosa per indole, fa svolazzare le ampie gonne correndo a gara con i fratelli più giovani del giovane marito; non sa ancora avvezzarsi alla ritenutezza e alla gelida monotonia che si pretendono alla corte dalla consorte di un principe reale. Nelle grandi occasioni però sa comportarsi in modo perfetto: ella è pur cresciuta all’ombra di un'etichetta non meno pomposa, quella ispano-absburgica. Ma a Schònbrunn o a Vienna bisognava contenersi cosi solennemente solo nelle solennità: si indossava il cerimoniale per i grandi ricevimenti al pari dell abito di gala, ma lo si deponeva appena i lacchè avevano richiuse le porte alle spalle degli ospiti. E allora si poteva godere ogni comoda familiarità e sfogare la propria allegria; a Schònbrunn insomma ci si serviva dell’etichetta, non la si serviva come una divinità. Qui invece, in questa reggia troppo antica e raffinata, non si vive per vivere, ma soltanto per rappresentare, e quanto più alto è il grado di un personaggio, tanto più complicate sono le prescrizioni. Mai, per amor di Dio, un gesto spontaneo, mai mostrarsi in tutta naturalezza: sarebbe una irreparabile offesa al buon costume! Dal mattino alla sera, dalla sera al mattino, una cosa sola è necessaria: contegno, contegno, contegno; altrimenti brontola l'inesorabile pubblico dei cortigiani, il cui scopo si esaurisce nel fare il teatro per questo teatro.
Maria Antonietta non ha mai avuto comprensione e simpatia, né da fanciulla né da regina, per questa pseudo-serietà pedantesca, per il sacrosanto cerimoniale di Versailles. Ella non riesce, né mai riuscirà, a comprendere l’importanza terribile che a corte tutti attribuiscono a un cenno del capo, a una precedenza di posto. Ostinata per natura, sdegnosa e, sopra tutto, sincera fino all'eccesso, odia ogni limitazione; da buona austriaca ama il proprio comodo, vivere e lasciar vivere senza tollerare in perennità questa insopportabile pedanteria. Come a casa sua cercava di sfuggire ai compiti scolastici, cosi tenta qui, in ogni occasione, di sottrarsi alla sua rigida prima dama di corte, Madame de Noailles — che ella in tono di scherno ha soprannominato Madame Étiquette — , inconsciamente questa bimba troppo presto venduta alla politica vuole salvare la sola cosa che pur fra lo splendore della sua condizione le hanno tolto: un paio d anni di libera fanciullezza.

Maria Antonietta, Oscar Mondadori 1988 – Trad. Lavinia Mazzucchetti (Prima edizione 1932)

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