14.12.18

"Ond'io canti...". Una poesia di Umberto Bellintani con il commento di Franco Fortini

Umberto Bellintani, 1950

Ond'io canti dolcezza e amore,
e il cardo fiorito;
e te rincorra, nuvola vaghissima del cielo margherita,
anche per me nel campo ara
il vecchio padre.

           O tu,
nuvola del cielo bianchissimo fiore,
deponi un seme del buono della vita
in quel suo occhio bruciato dal sudore.

da Forse un viso tra mille, Firenze 1953


La più bella poesia di Bellintani, dove la sua biografia di contadino venuto in contatto con la cultura cittadina si traveste dolorosamente di libertà, e che rende obiettiva, per un attimo, la sua condizione potenziale di Esenin rurale, è quella dove appare il padre aratore.
C'è un paesaggio d'aria, e la patetica scoperta che il "buono della vita" può essere per tutti e che il figlio, cui il lavoro paterno rende possibile la corsa e il canto, può chiedere che di quella felicità sia partecipe il padre. (Franco Fortini, SAGGI ITALIANI ora in SAGGI ED EPIGRAMMI, Meridiani Mondadori, 2003)

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