20.1.19

Turandot a Palermo. Parla Tatiana Arzamasova del gruppo Aes+F



Sono in corso, fino al 27 gennaio prossimo, le repliche della messa in scena della Turandot al Teatro Massimo di Palermo: per la messa in scena il gruppo artistico russo di Aes+F ha affiancato il regista Fabio Cherstich per la scenografia e i costumi. I russi – come ha spiegato la veterana del gruppo Tatiana Arzamasova a Francesco Musolino, per Robinson di “Repubblica hanno immaginato una Pechino futura come capitale di un impero globale «basato su un matriarcato tecno-femminista radicale che potrebbe nascere un domani, come conseguenza estrema del movimento #MeToo, laddove il sentimento della vendetta contro gli uomini prenda una spiccata piega politica. La principessa Turandot del futuro è consapevole del proprio potere. È una donna bellissima e folle che perpetua un’idea di violenza, capovolgendo i ruoli. Nel suo mondo sono gli uomini a essere schiavi in catene».
Il gruppo artistico russo Aes+F
Così Arzamasova ha spiegato l'impiego dei costumi anni Quaranta in questa favola globalizzata: «Un regime totalitario femminile del futuro poteva scegliere qualsiasi stile per rendere il concetto di bellezza e per noi le linee degli anni Quaranta creano un perfetto contrasto con quel potere centrale. Così Liù indossa un costume da infermiera, i tre ministri — Ping, Pong, Pang — hanno uno stile completamente rosso, dalle scarpe ai guanti e Timur, il re spodestato, si presenta con un’uniforme militare un po’ shabby che ricorda lo stile vistoso di Muhammad Gheddafi. Infine, per i membri del coro abbiamo scelto di mescolare lo stile sobrio di Casablanca a un tocco di pop art, colorando impermeabili, cappelli e scarpe con un arcobaleno fatto di toni accesi».

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