28.3.19

Album Capitini (Salvatore Lo Leggio per “Il Ponte”)



La presentazione solenne e affollata di questo Album Capitini (Anna Alberti, Lanfranco Binni, Gabriele De Veris, Marco Pierini, Album Capitini, Aguaplano, Perugia, 2018) si è svolta all'interno della Galleria Nazionale dell'Umbria, nello “spazio recuperato” che era stato – a Palazzo dei Priori, proprio sotto la torre campanaria – la prima abitazione di Aldo Capitini, la casa povera di un modesto impiegato comunale che tuttavia apriva “la vista, sopra i tetti, della campagna e dell’orizzonte umbro, specialmente del monte di Assisi, di una bellezza ineffabile”. La cerimonia svoltasi nel luogo da cui il filosofo della non-violenza lancio il suo primo, acuto sguardo sul mondo - una festa, si potrebbe dire, riprendendo uno dei temi a lui più cari - corona un anno (nel 2018 ricorreva il cinquantenario della morte) a Perugia particolarmente ricco di iniziative “dal basso”, quelle che al politico del “potere di tutti” più sarebbero piaciute.
Il libro è frutto di una collaborazione insolita, ma esemplare, di personalità rappresentative di istituzioni assai diverse, tutte in qualche modo interessate e convergenti nel compito importante di conservare, tramandare e valorizzare la complessa personalità di Aldo Capitini. Si tratta di Anna Alberti, dell'Archivio di Stato di Perugia, che ha curato tra l'altro la catalogazione, il riordino e la fruibilità dell'Archivio di Capitini che vi è conservato, di Gabriele De Veris che è responsabile della Biblioteca Comunale di San Matteo degli Armeni a Perugia, specializzata sui temi della pace e della non violenza e sede della Fonfazione Centro Studi Aldo capitini, di Marco Pierini che dirige il Polo Museale e la Galleria Nazionale dell'Umbria e di Lanfranco Binni, del Fondo Walter Binni.
La parte più nuova e originale del libro è rappresentata dalla scelta, ricca e varia, della documentazione, in gran parte inedita: fotografie che coprono tutta l'umana esperienza di Aldo Capitini, copertine e frontespizi di alcune tra le opere più importanti, riproduzioni di manifesti, volantini, avvisi di convocazione, l'anastatico di manoscritti (lettere e appunti personali soprattutto), pagine di giornale, documenti di Questura. A me ha destato una speciale impressione una pagina privata (ma in Capitini tra pubblico e privato non ci sono muraglie cinesi, ma continuità e coerenza), una lettera alla madre da Pisa nel difficile momento che precede la sua cacciata dalla Normale per le scelte antifasciste. Vi si parla con semplicità e profondità di religione, del suo diverso modo di intenderla e praticarla e della sostanza etica della sua fede: “Dio è sempre quello, per tutti noi, e per me e per te; quel Dio che c'insegna che dobbiamo amare tutti, fare del bene, non essere mai tristi (questo è importante molto), non farsi prendere dai pregiudizi della gente che trova ridicolo chi è religioso, salvo poi a rifugiarsi sotto di Dio quando se la vede brutta. A Dio bisogna pensarci tutti i giorni...”. Ma i materiali belli e importanti contenuti nel libro sono così numerosi da consentire a ciascuno di fare di qualcuno di essi un centro di riflessione, l'origine di un percorso di ricerca.
La parte scritta contenuta nel libro ottimamente si collega a quella documentaria. Si divide in tre sezioni: una sorta di autobiografia intellettuale, corta e sugosa, di Capitini (Attraverso due terzi del secolo), un profilo (La vita e le le opere) e una breve guida (Per leggere e studiare Capitini), curate da Lanfranco Binni.
Il testo di Capitini, redatto nel 1968, alla vigilia della morte improvvisa in un momento di grande impegno e creatività, diventò una sorta di testamento. La cosa che più affascina è la complessità di un'esperienza intellettuale che spazia dalla filosofia alla politica, dalla religione alla pedagogia, dalla poesia al diritto ed insieme la capacità di connettere questi momenti, di ricondurli ad unità senza le artificiose distinzioni di Benedetto Croce. A questo il racconto, intenso e simpatetico, di Lanfranco Binni aggiunge l'implicita documentazione di un paradosso che sottolinea la grandezza assoluta di Capitini, della sua peculiare “maestria”. Binni racconta della vastità e varietà di contatti del grande perugino, a partire dalla schiera dei suoi amici e collaboratori più stretti (Water Binni, Bruno Enei, Maria Luisa Schippa, Aldo Stella, Pietro Pinna) per giungere alle grandi personalità della cultura e della politica nazionale e internazionale con cui seppe tessere relazioni e instaurare collaborazioni. Il paradosso consiste in questa straordinaria capacità di incontro e di ascolto, di dialogo e di collaborazione che gli permette di coinvolgere nelle sue battaglie persone con cui, in altri campi, francamente polemizza e nel contemporaneo rifiuto di ogni compromesso sui principi, nella sua intransigenza etica.
Un'ultima nota riguarda l'oggetto libro, molto ben curato nell'iconografia e nella grafica. Un libro bello, oltre che utile. Un libro da guardare e da leggere, da conservare e riprendere. Perché della compresenza di Capitini, nei tempi insieme difficili ed esaltanti cui andiamo incontro, avremo tutti molto bisogno.

Il Ponte, gennaio-febbraio 2019

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