27.5.19

La partenza immaginaria. Una poesia di Cesare Genovese (1927 - 1999)



Mi piace immaginarti, questa sera,
accanto a un treno, con un fazzoletto
per salutarmi, mentre, su un diretto,
parto da una stazione di frontiera.

Non ci resta che attendere il momento
della partenza, il trillo di un fischietto,
perché lo sventolio d’un fazzoletto
possa lenire il nostro turbamento.

Ora si che m’accorgo quanto bene
ti voglia, quanto t’ami veramente...
Il treno che si muove lentamente
dà senso a tutte quante le mie pene.

Ma... l’insistente cigolio di un ramo,
scosso dal vento che s’è appena alzato,
serve da inconsapevole richiamo
dal sogno che mi turba e ti ho narrato.

E ti confesserò, se non lo sai,
che dei viaggi sol l’ansie mi son note:
quelle delle carrozze ferme e vuote
che non si sposteranno forse mai.

Ma... chissà se, alla fine, non ci sia
sopra un binario, un treno che m’attende?
Chissà, se come in questa poesia
piangeresti, confusa fra la gente?

Di Micene, del tempo e d'altre cose, Cultura Duemila Editore, 1991 

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