15.6.19

La musica (Vitaliano Brancati)


Tutte le arti, rivolgendosi alla mente dell’uomo, trovano modo, direi quasi nel passaggio dall’esterno all’interno, di depositargli nei sensi qualcosa come un piacere; ma sopra tutte, di gran lunga al di sopra di tutte, con più vivacità sapore colore profumo morbidezza peso, la musica. Questa, che è ritenuta comunemente l’arte più “pura” e “libera”, è invece la più annodata nelle lusinghe terrestri, la più carica di stimoli sensuali, la sola che, nel momento in cui s’innalza a perdita d’occhio, sa mantenersi, per un altro verso, ancora vicina al regno degli animali, ai quali si rivolge direttamente, facendo star ritte le vipere, allegri gli orsi, e addormentando gli uccelli. Così forte essa striscia sui sensi prima di arrivare al sentimento e alla ragione, che la poesia, se volesse bilanciarla in questo, dovrebbe procurare, per esempio, che i versi di Dante ci venissero scritti con la punta dell’indice sulla nuca da una bella donna, o addirittura versati dentro l’orecchio con un bacio.
Se dunque la musica ha un maggior numero di amatori che non la poesia, o l’architettura, o la scultura, questo non si deve al fatto che essa è “più spirituale”, come suol dirsi, bensì al fatto inverso: che è più sensuale.

I piaceri, Bompiani 1980 (Prima ed. 1943)

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