15.6.19

Incipit. Da “Scirocco”, un racconto di Vitaliano Brancati (Pachino 1907 - Torino 1954)

Vitaliano Brancati
Ogni tanto dall'Africa arriva un veloce vento di fuoco, il temuto vento del sud: le piazze si arroventano in tal modo che i bambini scalzi, uscendo di casa al mattino, si bruciano le calcagna e mandano un grido, come se corressero sui mattoni di un forno; poco dopo si avvolgono i piedi con fasci di giornali e camminano lenti e circospetti, seguiti dai più selvaggi cani del quartiere che, in quel giorno, son diventati buoni, stanchi e bisognosi di un padrone. I cittadini di X cercano ristoro nel mare, dove li reca una fila di tranvai, lenti e sobbalzanti come le ceste che, sopra i carri, portano le galline da un paese all altro.
Per tre giorni dura il vento del sud, poi cade, e giunge lo scirocco. Lo scirocco è meno furente, ma più sottile nel tormentare gli uomini. L'aria si svuota, e i cervelli, secondo la felice espressione di Masolino Ricasoli, giovane umorista della città, noto in quasi tutta l'Italia e residente a Milano, «i cervelli salgono nei crani come l'acqua gassata nel collo della bottiglia dalla quale è saltato il turacciolo». Il mare diventa paludoso e pesante, il cielo si sporca e, a causa dell'umidità, si ha l'impressione di aver messo la mano sul ventre di un pipistrello.
[...]

Da Tutti i racconti, Oscar Mondadori, 2002

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