14.7.19

Ecco perché gli occhi dei cani ci parlano: lo sguardo espressivo selezionato dall’uomo (Beatrice Montini)

Bassotto al guinzaglio

È stato l’uomo a selezionare nei cani la capacità di esprimere emozioni con l’espressione degli occhi, attraverso il movimento delle sopracciglia. A dirlo uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana («Pnas»), realizzato dall’Università inglese di Portsmouth. Gli autori della ricerca hanno confrontato la muscolatura facciale di 33 cani domestici con quella di 13 esemplari del suo parente più stretto, il lupo selvatico. Hanno, così, scoperto che ci sono delle importanti differenze nella muscolatura intorno agli occhi. Differenze che rendono possibili nei cani 8e non nei lupi) movimenti particolari come, ad esempio, sollevare le sopracciglia fino ad assumere una forma quasi «a virgola», creando un’espressione che è tipica anche degli esseri umani quando prova tristezza. Movimenti che, insomma, rendono lo sguardo del cane molto «riconoscibile» per l’uomo e quindi capace di suscitare in noi «empatia». «Gli occhi sembrano più grandi - dicono i ricercatori - più simili a quelli dei bambini».
Per gli autori dello studio siamo stati proprio noi esseri umani, a partire dall’addomesticazione del cane più di 33.000 anni fa, a indirizzare l’evoluzione della loro espressività nel segno di una maggiore capacità di comunicazione con noi. «Abbiamo anche studiato il comportamento degli animali - sottolineano i ricercatori - E abbiamo visto che quando i cani si trovavano alla presenza dell’essere umano, in pochi minuti alzavano il sopracciglio interno con un’intensità superiore rispetto a quella dei lupi».
«In natura è la pressione selettiva che produce l’adattamento nello specie. Quello che ha fatto l’uomo col cane l’ha fatto il ghepardo sulla gazzella - spiega l’etologo Roberto Marchesini al Corriere della Sera - La parentela tra cane e lupo è molto stretta, possiamo dire che sono cugini. Ma dal Paleolitico l’uomo ha iniziato a selezionare i cani privilegiando le caratteristiche che più lo rassicuravano. In particolare ha favorito una tendenza pedomorfica. Cioè le caratteristiche più infantili e rassicuranti. Per questo, ad esempio il cane abbaia anche da adulto, cosa che il lupo non fa, ed è molto più giocoso. Insomma l’uomo ha scelto quei cani che erano più docili, erano più adatti ad essere guidati, erano più arrendevoli e meno combattivi».

Corriere della sera 19 giugno 2019

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