3.7.19

Pesca. Unione Europea 2010: ad ogni pesce la sua misura (Raffaello Masci)


La frittura di pesce potremo averla sempre, ma quella di paranza fatta di pesciolini e molluschi, è fuorilegge dal primo giugno. E di questo si è parlato molto a suo tempo. Meno si sa, invece, che il medesimo provvedimento comunitario (il cosiddetto Regolamento Mediterraneo) che metteva fine a questo piatto tipico, introduceva anche una serie di regole molto restrittive sulla pesca e la commercializzazione di altre specie e sulla dimensione minima degli individui pescati. Sapevate - per esempio - che le orate non devono essere più corte di 20 centimetri dalla bocca fino alla coda? E che le triglie e le sardine piccole vanno bene, ma non al di sotto degli 11 centimetri? E gli sgombri? 18 centimetri. Quanto alle sogliole almeno 20.
Lo so: state diventando pazzi, anche perché le specie per le quali l’Unione europea ha fissato dei limiti dimensionali, al di sotto dei quali siamo nell’illegalità, sono una trentina e comprendono molte prelibatezze strettamente connesse con la tradizione culinaria italiana, un nome per tutti: la tellina.
Per raccapezzarci un minimo in questa materia, possiamo ora fare riferimento a una mappa che Federcoo-pesca (aderente a Confcooperative) ha approntato alla bisogna e che è reperibile sul suo sito.
Intanto la Federazione ci fa sapere che il Regolamento mediterraneo dell’Unione Europea, entrato in vigore il primo giugno, è una norma dettata dalla necessità da una parte di salvaguardare alcune specie a rischio (la balena, lo squalo, ma anche la tellina, il dattero di mare, il pesce palla), e dall’altra di regolamentare la pesca in maniera di poter continuare a pescare. Accadeva, infatti, che il prelievo dal mare di individui troppo giovani impedisse a questi stessi di riprodursi e di mantenere attivo il ricambio della specie. Pescare pesci troppo piccoli - insomma - avrebbe comportato a breve la scomparsa definitiva di quella specie marina.
Per quanto riguarda i pescatori - dice Gilberto Ferrari, direttore di Federcoopesca - dovranno attenersi ad alcune istruzioni. È previsto, per esempio, l’utilizzo di reti con maglie più larghe che rendono impossibile la cattura di specie di piccole dimensioni. Devono, inoltre, tenersi a una distanza dalla costa non inferiore a 1,5 miglia, che diventano 0,3 per le draghe usate per la cattura dei bivalvi che vivono e si riproducono a pochi metri dalla costa. In questo modo alcune specie scompariranno dai nostri piatti, ma bisogna considerare l’obiettivo dichiarato dell’Ue di tutelare le specie a rischio e il nutrimento dei pesci adulti. Queste misure riguardano circa 1000 pescherecci sui 14 mila attivi in Italia, e cioè quelli dedicati alla pesca sotto costa. La Guardia Costiera e le Capitanerie sono gli organi preposti ai controlli, che possono tuttavia essere effettuati anche da altri corpi di Polizìa e dai Carabinieri.
Per quanto riguarda i consumatori, l’associazione degli operatori della pesca mette in guardia sul fatto che oltre a un pescato di dimensioni proibite, circolano nelle pescherie anche specie di minor valore commercializzate per pregiate. Il riferimento è alla platessa spacciata per sogliola, al persico africano per pesce persico, al novellarne di sardine (bianchetto) per pesce ghiaccio Neosalanx, al pesce topo per merluzzo e della vongola comune per vongola verace. Non si può comprare il pesce a cuor leggero. Meno che mai il tonno, considerando come lo pescano e le stragi che ne fanno.

La Stampa, 22 agosto 2010

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