28.7.19

Una nuova corsa verso il nostro satellite (Marco Cattaneo)



L'interesse verso la Luna
attira numerosi paesi e aziende,
e potrebbe portare
a una nuova era spaziale

Sono la Astrobotic Technology di Pittsburgh, la Intuitive Machi-nes di Houston e la Orbit Beyond di Edison, in New Jersey, le tre società selezionate dalla NASA per il ritorno sulla Luna. L'agenzia spaziale statunitense lo ha annunciato il 31 maggio, lasciando intendere che i primi esperimenti potranno toccare la superficie del satellite già l'anno prossimo, a bordo di piccoli lander robotici. Bisognerà aspettare qualche anno in più, invece, fino al 2024, perché la NASA rimandi un suo astronauta a calpestare il suolo lunare.
Saranno trascorsi 52 anni dall'ultima impresa dell'Apollo 17. E 55 da quella storica notte del 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero fine a una sfida politica e tecnologica durata un decennio. Tecnologica, poi. Fu una sfida combattuta con mezzi di fortuna - il pannello di comando della Vostok 1 che portò in orbita Jurij Gagarin e il computer di bordo dell'Apollo 11 oggi sarebbero inaccettabili anche su uno scooter - e sul filo del pericolo, in nome di una supremazia militare che vedeva le due superpotenze impegnate a mostrare i muscoli attraverso la grancassa di una propaganda che doveva soprattutto assicurare il sostegno interno.
Perché andare sulla Luna è costato un patrimonio. A metà degli anni sessanta gli Stati Uniti investivano nel budget della NASA il 4,5 per cento del PIL. Per fare un paragone, l'Italia spende meno per tutto il sistema dell'istruzione. Per non parlare di quanto investiamo in ricerca, tre volte e mezza in meno.
È per questo che non ci siamo più andati, sulla Luna. Non c'era più motivo di spendere cifre da capogiro né di far rischiare la vita a un equipaggio umano per una dimostrazione di forza bruta. Tuttavia il fatto che in questo mezzo secolo nessun essere umano si sia mai spinto oltre l'orbita terrestre, a una distanza inferiore a quella che separa Milano e Roma, non significa che la tecnologia spaziale non abbia progredito. Anzi, è proprio grazie alle nuove tecnologie e all'abbassamento dei costi che la nuova corsa alla Luna sarà molto più affollata della prima.
In prima fila c'è la Cina, che all'inizio di quest'anno ha già dimostrato di aver sviluppato tecnologie abbastanza sofisticate da far atterrare la sonda Chang'e-4 sul lato nascosto del satellite. Poi, oltre alla NASA, l'Agenzia spaziale europea, che non ha fissato date e che invoca piuttosto una cooperazione globale, e un pensiero ce lo sta facendo anche Roscosmos, l'agenzia spaziale russa, che alla fine dello scorso anno ha annunciato piani per una colonia lunare negli anni quaranta del secolo. Senza dimenticare le ambizioni della giapponese JAXA.
Ma si stanno attrezzando a partecipare anche altri paesi emergenti, come Israele, che ad aprile ha tentato senza successo di far atterrare la prima sonda privata sulla Luna, e l'India, che a metà luglio lancerà la sua seconda missione con l'obiettivo di far posare un lander sulla superficie lunare. E poi ci sono i privati. La SpaceX di Elon Musk e la Blue Origin di Jeff Bezos su tutte, che già pensano di portare sulla Luna facoltosi turisti spaziali.
Insomma, gli ingredienti per una nuova epica corsa al nostro satellite non mancano. E c'è da scommettere che nei prossimi anni avrà inizio finalmente la vera era spaziale. E la Luna sarà soltanto una tappa di passaggio.

www.lescienze.it - “Le Scienze luglio 2019

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