10.10.09

Dov'era Berlusconi quella sera?

Giovedì primo ottobre alle otto di sera, con un sordo fragore, a Giampilieri crollava la montagna ed inghiottiva in pochi minuti case e persone al desco per la cena. Nella tarda serata le tv mostrano le prime terribili immagini. L'indomani i giornali racconteranno dell'inferno di fango, della difficoltà dei soccorsi, dei morti (ne hanno già contati 18), della rabbia e delle prime polemiche. Presenteranno anche gli eroi, il giovane Simone che è morto dopo aver strappato alla morte otto persone e il vecchio Romeo che invano, con le mani nude, cercava di sottrarre al fango che la seppelliva la moglie, di cui gli giungeva la voce, sempre più flebile. Durante la giornata aumentava il numero dei morti ritrovati e si parlava dei dispersi, alcune decine.
Crescevano anche le polemiche e le contestazioni. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi esprimeva dolore e solidarietà, ma faceva sapere che non sarebbe andato l'indomani in Sicilia per non disturbare l'opera dei soccorritori. Sarebbe arrivato a Messina la domenica, prima per sorvolare la zona in elicottero, poi per parlare con un gruppo selezionato di sfollati, dopo aver cercato di dribblare tutte le manifestazioni di protesta che si svolgevano ovunque fosse annunciata la sua presenza.
Cosa aveva fatto sabato sera l'ometto di Arcore? Lo saprete leggendo la colorita cronaca da "Il Riformista", in cui compaiono molti altri personaggi di questa tragica farsa. Di quella serata milanese (sabato 3 ottobre 2009) farebbero bene a ricordarsi i messinesi e tutti i siciliani. (S.L.L.)

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Prèmiere in salsa verde
di Luca Mastrantonio
Umberto Bossi, sigaro in bocca, con il figlio Renzo, sguardo perso nel vuoto, ha accolto i vip politici e non, e delegazioni, dalla Val Brembana al Ticino. Le cornamuse, però, sono partite quando è arrivato Formigoni, che ha salutato il «capo», così ha detto rivolgendosi a Bossi, e «il figlio del capo», rivolgendosi al figlio, Renzo. Tremonti si è tolto la giacca e temeva che chiunque, venuto dalle valli, volesse chiedere i soldi, mentre Borghezio, come un capo Lupetto dei boyscout, andava in giro con il fazzoletto verde al collo. Berlusconi saluta platealmente Lory Del Santo. In platea, tra gli altri, Simona Ventura, che ci tiene a ricordare che lei, a scuola, adorava Barbarossa. Insomma, uno da Isola dei famosi. Per i leghisti è il cattivo di turno, ma comunque per lei son tutti baci e abbracci, anche perché entra con Fabrizio Del Noce. Di nero vestita, come la maggior parte delle ragazze: sarà che il nero è il colore preferito di Silvio, ma non ci sono escort qua, si lamenta qualche padre di famiglia che deve aver visto con troppa superficialità la puntata di Santoro. Gli uomini, qua e là, mostrano un po’ di verde, se non è la cravatta si mettono un fazzoletto nel taschino. I tappeti però sono rossi e gli umori tristi, mentre un vento freddo spazza sopra il ciottolato che punisce le signorine che sono venute con un vertiginoso tacco 12. La Giacobini e i suoi accompagnatori fanno alzare un padre con due figli che si era seduto nell’area stampa. Non c’è Saccà, che è la causa di tutto ciò, come testimoniano le ormai celebri telefonate in cui Berlusconi gli diceva di fare il film su Barbarossa, ché Bossi insisteva.
Nel cortile, applauso modesto per Silvio e ovazione per Bossi. Prima della proiezione, un discorso breve e insensato di Letizia Moratti: «Questo film è l’orgoglio della nostra città, racconta la capacità della nostra città di lottare non contro qualcuno ma per cause giuste, mostra i nostri antenati che hanno ricostruito la città di Milano, dobbiamo farlo vedere ai nostri figli». Peccato che la Giacobini li fa sloggiare, i bambini. Martinelli fa salire sul palco Raz Degan, vestito come Corona se andasse a Buona domenica, poi saluta, tra gli altri, la figlia e invita i genitori a convincere le figlie a non fare le attrici. Hai visto mai, che debbano bussare alla porta di palazzo Grazioli.

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