6.1.10

Iraq liberato. Il massacro dei gay.

In Iraq, lo documentava, già nell'agosto scorso, con una messe di testimonianze un rapporto di Human Right Watch, è in corso una vera campagna di "pulizia" antigay.

(http://www.hrw.org/sites/default/files/reports/iraq0809web.pdf)

La campagna è iniziata nella parte sciita di Baghdad, a Sadr City, centro di reclutamento e organizzazione della milizia sciita di Moqtada al-Sadr, e sembra collegata con la campagna propagandistica contro la "femminilizzazione" e il "terzo sesso" intrapresa dalla milizia, benché l'organizzazione politico-militare neghi un coinvolgimento diretto.
In altre città contro i gay sembra essersi realizzata una segreta collaborazione dei miliziani sciiti con gruppi interni all'esercito regolare composto in prevalenza da sunniti.
Data la generalizzata impunità poco sembra essere cambiato dopo la pubblicazione del rapporto, il cui titolo estremamente significativo è They Want Us Exterminated: Murder, Torture, Sexual Orientation and Gender in Iraq, ovvero “Vogliono sterminarci: assassinio, tortura, orientamento sessuale e genere in Iraq”.
Paradossalmente le spedizioni punitive e i rapimenti sono aumentati quando la sicurezza sembrava maggiore e i gay erando usciti allo scoperto, cominciando a riunirsi nei caffè e a socializzare pubblicamente.
Ecco, a titolo di esempio, il racconto di un sopravvissuto. "Confessare cosa?"- chiesi. "La propaganda che fai, l'organizzazione a cui appartieni e che sei un tanta". Per giorni sono stato picchiato e umiliato... e poi mi hanno violentato. Per tre giorni".
Sui morti numeri non ce ne sono. All'inefficienza delle forze dell'ordine si aggiunge il fatto che le famiglie non denunciano. E tuttavia sono piuttosto frequenti i ritrovamenti di cadaveri orrendamente mutilati.
Io credo che l'Occidente non possa voltarsi dall'altra parte di fronte alla carneficina nè trincerarsi dietro il fatto che persecuzioni tollerate (seppure in forma più lieve) se ne rintraccino in tutto il mondo musulmano (soprattutto nel moderato Egitto). Ma l'Iraq è stato "liberato" dagli Usa, dal Regno Unito e da tutta la coalizione dei "volenterosi", che hanno dichiarato di volervi portare libertà, democrazia e diritti umani. E' vero che gli Stati Uniti preparano il ritiro ed hanno già affidato al potere locale il compito di garantire la sicurezza. Ma hanno ancora le loro truppe sul posto e una influenza decisiva. Violazioni di questa natura per l'America di Obama, che si vuole nuova, dovrebbero essere intollerabili.

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