Rutelli cambia abito. In una intervista a “Il giornale”, sul tema della cittadinanza agli immigrati ha criticato Fini da destra. Feltri lo ha subito elogiato: “E’ con lui che dovremmo dialogare, non con Casini che è una banderuola”.
Tutto ciò non ci ha meravigliato, né indignato. Rutelli è sempre Rutelli. Cioè un pessimo trasformista. Per rendersene conto basta leggere cosa scrive uno che di “trasformismo” se ne intende, il grande Arturo Brachetti, considerato l’erede di Fregoli.
La velocità nel cambiamento d’abito crea stupore e rappresenta una grande attrattiva, ma la caratterizzazione è essenziale, perché è la caratterizzazione che tocca le corde della fantasia, dell’emozione… Senza di essa il trasformismo si svuota di significato.
Nei numeri di alcuni esecutori la trasformazione è fine a se stessa, una sterile dimostrazione di una destrezza, di un’abilità acquisita. Nell’esibizione non succede nulla, non si racconta nulla, non c’è ricerca del personaggio. Lo spettatore ha sempre di fronte lo stesso artista, che si sfila e si mette molto velocemente abiti diversi. Uno spettacolo di questo tipo è oggi molto comune, ma ha un interesse limitato perché il pubblico, dopo i primi cambiamenti non si meraviglia, non si emoziona più e si annoia. Il vero trasformista, cambiando i colori e le forme dei costumi, cambia anche la propria anima.
(“La Stampa” – 30 marzo 2007)
Questo è un paese di trasformisti; la D.C. ha fatto scuola e molti hanno imparato.
RispondiEliminaOggi ci meravigliamo, non capisco di cosa! se il nostro popolo è stato da sempre nella storia traformista e opportunista.
Quello che mi indigna è che passano i governi, di tutti i colori, ma nessuno fà le cose che fanno progredire gli altri paesi, mentre noi restiamo a guardare e magari a ridere. Nel frattempo i furbi della criminalità organizzata con beneplacito dei politicanti e la politica sporca si pappano il sudore del popolo. Vergogna.