Ho scoperto tardi la breve e bella vita di Simone Weil, il suo amore per la verità e per la rivoluzione, il suo misticismo e il suo impegno per i poveri. E continuo a conoscerne troppo poco per dire la mia. Ho però deciso di collocare in questo blog, soprattutto per gli amici cattolici che occasionalmente lo frequentino, il brano di una lettera del 1942 al domenicano Joseph-Marie Perrin, suo amico e padre spirituale (ora nel libro Attesa di Dio, Adelphi 2008), che ho scoperto attraverso un "contrappunto" di Chiaberge del 6 settembre 2009 sul domenicale de "Il sole 24 ore".
Il diavolo e il "sociale"
Mi fa paura il patriottismo della Chiesa che esiste negli ambienti cattolici. Per patriottismo intendo il sentimento che si accorda a una patria terrena. Ne ho paura perché temo di contrarlo per contagio. Non che la Chiesa mi appaia indegna di ispirarlo, eppure non voglio provare un simile sentimento...
Alcuni santi hanno approvato le Crociate, l’Inquisizione. Ebbene, non posso fare a meno di ritenere che abbiano avuto torto. Non posso ricusare la luce della coscienza. Se penso che io, così al di sotto di loro, su questo punto vedo con maggiore chiarezza, sono costretta ad ammettere che devono essere stati accecati da qualcosa di molto potente. Questo qualcosa è la Chiesa in quanto cosa sociale. Se questo qualcosa ha fatto del male a loro, quale male non arrecherebbe a me che sono così vulnerabile di fronte alle influenze sociali e infinitamente più debole?
Non si è mai detto né scritto nulla che sia andato lontano quanto le parole del diavolo al Cristo sui regni di questo mondo riferiteci da san Luca: "A te darò tutta questa potenza e la gloria che vi è connessa, perché essa è stata lasciata a me, a me e a ogni essere che io voglia renderne partecipe". Ne consegue che il sociale è irriducibilmente il dominio del diavolo...
Con "sociale" non intendo tutto ciò che si riferisce a una città, ma solo i sentimenti collettivi. È inevitabile che la Chiesa sia anche qualcosa di sociale, lo so bene, altrimenti non esisterebbe. Ma, in quanto è qualcosa di sociale, appartiene al Principe di questo mondo. Coloro che, come me, sono eccessivamente vulnerabili di fronte alle influenze sociali corrono un pericolo estremo proprio perché la Chiesa è un organo di conservazione e trasmissione della verità. In questo modo, infatti, ciò che vi è di più puro e ciò che più corrompe, essendo simili e confusi sotto le medesime parole, formano un miscuglio quasi indecomponibile.
Da questo brano traspare la distanza abissale tra quello che è il vero "senso" della Chiesa, corpo mistico di comunione tra gli uomini e Dio, e le considerazioni razionalistiche anticristiane oltre che antiebraiche della Weil, estremamente cervellotica e confusionaria.
RispondiEliminaLe sue percezioni, questa è la mia impressione, sono proprie di una mente confusa e malata.
Le sue idee la porteranno a non ricevere mai il Battesimo, a mettere insieme sincreticamente Il Dio cristiano con le divinità pagane, a fare un miscuglio stravagante tra il sacro e il profano. Ange de Clermont
Ho sentito le parole di Simone Weil vere, dettate da una straordinaria sensibilità umana e religiosa, e per questo critiche e lontane da qualunque forma di potere, specie se questo appartiene alla chiesa...
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