11.6.10

Berlinguer. Un curioso effetto di straniamento ("micropolis" - giugno 2009)

Nel giorno anniversario della morte di Enrico Berlinguer riprendo, con un titolo diverso, la parte dedicata al leader del Pci della rubrica La battaglia delle idee da "micropolis" del giugno 2009. (S.L.L.)

Faceva un effetto di umoristico straniamento l’ascolto per radio, il 17 giugno, della seduta in cui al Senato commemoravano i 25 anni dalla morte di Enrico Berlinguer. Mentre gli oratori si succedevano, ripensavo ad alcune scene da tragedia. Nel suo ultimo comizio, per le elezioni europee, davanti a una folla di lavoratori, quell’uomo piccolo dal volto scavato, con il suo ragionare pacato e implacabile, aveva denunciato ancora una volta il senso dell’operazione contro la scala mobile: in discussione – spiegava – non sono i due punti di “contingenza”, ma una “grande questione democratica”, il ruolo del lavoro, il suo peso nella società. Il cuore intanto perdeva colpi, il viso impallidiva, le forze mancavano e lui, quasi sfidando il destino, tentava di raccogliere ogni residuo di vita per continuare il colloquio con quel mondo cui si era dedicato fin dalla prima giovinezza. 
L’immagine, rimandata per televisione, commosse tantissimi: Pertini, il partigiano che era presidente della Repubblica, pianse e vegliò davanti alla bara come si veglia e si piange per un figlio; centinaia di migliaia di anonimi lavoratori accompagnarono il funerale come fosse quello del proprio padre. Il Pci alle successive elezioni europee fu, per l’unica volta nella sua storia, il primo partito, proprio quando aveva iniziato la parabola discendente, forse anche in conseguenza degli errori teorici e pratici di Berlinguer. Altri tempi.
Ora a ricordarlo erano figuri come Schifani, Gasparri o la leghista Aderenti e parole come “questione morale”, “austerità” etc. suonavano false, canzonatorie e involontariamente autocanzonatorie. Narcisistiche e impotenti apparivano a loro volta le parole di una Finocchiaro o di un Pancho Pardi, più attenti a costruire la propria immagine che a confrontarsi con una pagina di storia. Vale perciò la pena di riprendere alcune parole di Berlinguer, quelle di una indimenticata intervista a Scalfari sulla questione morale: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, …”.
L’Italia di oggi sembra essere cambiata solo in peggio. I partiti come Berlinguer li conosceva sono partiti per chissà dove; in compenso c’è l’autocrate, ci sono i clan che lo sostengono, i notabili di governo e opposizione, nazionali e locali, le oligarchie, le cricche e le cosche.

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