Ritorno su Gianni Rodari. Il 29 settembre scorso un lettore "semplice" ma assai acuto, Guido Perazzi commentava una sua poesia pedagogica su "l'Unità". Ripropongo qui sia la poesia che il commento. (S.L.L.)
-Una scuola grande come il mondo
C'è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.
Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così...
Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.
Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno può fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.
Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.
Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso!
-
Gli esami secondo Rodari
Leggo la poesia Una scuola grande come il mondo, di Gianni Rodari. Però penso al mondo del lavoro alleato insieme alla scuola. E chiedo: noi contadini, pescatori, lavoratori, operai, impiegati,diamo esami tutti i momenti della nostra esistenza, ma le classi dirigenti italiane (politici, industriali, sindacalisti, liberi professionisti, docenti, dottori, avvocati, magistrati) quando saranno responsabili di dover dare un esamino piccolo piccolo, anche loro?
GUIDO PERAZZI
Repetita iuvant /
RispondiEliminaRepetita iuvant, Padanus dixit puto magister,
iterumque iterumque scholastica monimenta
repetita iuvarunt tuum, Eridani duce, natum
qui longe diutius quam solet haesit scholae
nec chrisendeta magistribus defuerunt
lauream ut mereret suam,
recte trium ius denique petis natorum
nam quamvis unus, ter hic constat