19.7.11

Gli Assassini (Michel de Montaigne, Saggi, II, XXIX)

Gli Assassini, popolo dipendente dalla Fenicia, sono considerati fra i Maomettani gente di straordinaria devozione e purezza dei costumi. Essi ritengono che il modo più sicuro di meritare il paradiso sia uccidere qualcuno di religione contraria. Per cui, disprezzando tutti i pericoli personali per un’azione così vantaggiosa, uno o due sono stati visti spesso, a costo di una morte certa, presentarsi ad assassinare (noi abbiamo preso questa parola dal loro nome) il loro nemico in mezzo alle sue truppe. Così fu ucciso il nostro conte Raimondo di Tripoli nella sua città (Raimondo IV, conte di Tolosa, uno dei capi della prima crociata, ucciso appunto a Tripoli nel 1105 n.d.r.).

Postilla
E’ questo il brano conclusivo del capitolo XXIX (Libro secondo) dei Saggi di Montaigne, che ho tratto dall’edizione Adelphi del 1966, con la traduzione e la cura di Fausta Garavini. Il titolo del saggio è Della virtù e le esemplificazioni su cui si costruisce l’argomentazione trascorrono dall’antichità classica alla quotidianità contemporanea. Temi unificanti sono lo sprezzo della morte (o addirittura la ricerca di essa) e l’analisi delle motivazioni che sostengono codesti atteggiamenti.
In quest’ultimo exemplum Montaigne ci prospetta una lettura affatto diversa da quella tradizionale sulla setta degli “assassini” (il nome – come spiega il nostro autore – aveva assunto in Europa il significato di “omicida professionale”, ma derivava forse dall’uso di hashish da parte dei seguaci della setta): non parla affatto delle feste, del Vecchio della Montagna che li comanda, delle uccisioni su commissione. Insiste anzi sulla devozione e sulla fede, sulla purezza degli assassini. A me gli "Assassini" di Montaigne hanno ricordato una fase della Resistenza palestinese, quella dei “martiri” che solo una grossolana semplificazione può ridurre ad attentatori suicidi, ignorando il contesto; per esempio la ferocia dell’oppressione israeliana, la convinzione dell’impossibilità di trovare altre strade praticabili o l’incoraggiamento sociale e religioso alla scelta di uccidere il nemico a costo della propria stessa vita. (S.L.L.)

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