3.6.12

Cambio di vocale.

"Tastare" è verbo che che indica un tocco delicato, quasi un palpeggio, e per estensione una cauta esplorazione ("tastare il terreno"). Al mio paese per tastari s'intende "assaggiare", quasi "gustare", per una sorta di trasferimento del concetto da un senso all'altro. Anche tastari, peraltro, è soggetto a traslati e, pertanto, insieme a manicaretti e cosi duci, si "tastavanu" anche legnate, amori, dolori e pene mute.  
Ma il dialetto ha perso - giorno dopo giorno - i suoi vocaboli. S'è impoverito e immiserito  diventando mera cantilena; s'è trasformato in  sopravvveste del parlare mediatico-televisivo o, nei più giovani, tecnologico-informatico-internautico.
Qualche tempo fa, al mio paese, il macellaio dello Coop ormai chiusa, uno che arriva a dire lu trend iè chissu per parlare non solo delle mode, ma dell'andazzo o della mala via che tutto sembra prendere, gridò a un Giuseppe: "Pé, lu testasti lu caprettu".
Sì, disse "testasti", proprio testasti, con la lettera "e".

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