25.12.12

Il professore di economia che si fece dittatore. Il Portogallo di Salazar

La scheda che segue è ripresa dal quotidiano "il manifesto" del 25 giugno 2002, ove fu pubblicata con il titolo Salazar, storia di un regime. Ne è probabilmente autrice Laura Minervini che nella stessa pagina firma un articolo sui campi di concentramento nelle colonie portoghesi al tempo di Salazar. (S.L.L.)


Antonio de Oliveira Salazar
Nel 1910 una rivolta repubblicana pone fine alla monarchia in Portogallo. Sebbene a guidarla vi siano uomini politicamente preparati, la Prima Repubblica non è in grado di portare a termine il suo ambizioso programma di rinnovamento del paese: le costanti crisi economiche (aggravate dalla partecipazione alla I guerra mondiale) e l'instabilità politica la screditano agli occhi dell'opinione pubblica. Sono queste le premesse che determinano il successo del colpo di stato militare del 1926. Il problema più urgente è quello economico. A risolverlo viene chiamato nel 1928 un professore di economia dell'università di Coimbra, António de Oliveira Salazar. Ministro delle finanze per 5 anni, riesce a chiudere il bilancio addirittura in avanzo. Negli anni immediatamente successivi al ‘28 Salazar tesse abilmente i presupposti che gli permetteranno di arrivare a capo del governo nel 1933, appoggiato dai partiti conservatori, dalla chiesa e da un'opinione pubblica attratta da miraggi di stabilità e prosperità economica. Dotato ormai di pieni poteri Salazar pone le basi per lo «Stato Nuovo», autoritario, nazionalista e corporativo. La costituzione del ‘33 annulla le fondamentali libertà dell'individuo, i partiti e i sindacati di classe sono aboliti e passano a operare nella clandestinità. Dal 1935 unico partito legale è la «Unione Nazionale», capeggiata dallo stesso Salazar. Questa serie di misure antidemocratiche è garantita da una censura ferrea e da un'onnipresente polizia (la Pide), riorganizzata con l'aiuto di «esperti» in repressione tedeschi e italiani. Nuove leggi per l'occupazione e lo sfruttamento delle colonie in Africa rispondono alle spinte nazionalistiche. Gli anni ‘30 sono quelli di maggior consenso intorno al regime.
Con la fine della II guerra mondiale si apre una nuova fase per il salazarismo: la caduta del nazismo e del fascismo tolgono al regime ogni legittimazione internazionale. Per sopravvivere deve chiudersi in se stesso e porre il Portogallo in una posizione di isolamento rispetto alle nuove idee che allora circolavano in Europa. La censura e le misure repressive vengono accentuate. La propaganda insiste sulla grandezza del Portogallo, ormai unica nazione europea il cui possesso delle colonie non è messo in discussione.
Nel 1961 comincia la lotta per l'indipendenza nelle colonie (Angola, Mozambico, Guinea-Bissau). La guerra coloniale durerà a lungo e si tratta di un periodo molto difficile sul piano interno per il Portogallo. L'impegno in una guerra lontana e su vari fronti strema le finanze portoghesi; moltissimi giovani inviati a combattere in nome delle «provincie portoghesi in Africa» trovano la morte in una guerra di guerriglia e in climi tropicali e malarici a cui non sono abituati. Il consenso interno al regime vacilla. Nel 1968 muore Salazar e gli succede un professore di diritto da lui stesso designato, Marcelo Caetano, che si presenta come un modernizzatore, ma già il suo slogan «evoluzione nella continuità» la dice lunga sulle sue reali intenzioni. Intanto, sin dai primi anni di guerra coloniale, l'elite militare dei cosidetti «capitães» - gli ufficiali che effettivamente dirigevano le operazioni di guerra in Africa - si accorgono dell'impossibilità di vincere quella guerra, iniziano a riunirsi, a discutere sulla sua insensatezza e sul suo anacronismo. In Portogallo il dissenso cresce: le proteste sociali in tutto il paese sono sempre più frequenti, l'opposizione clandestina si fa più organizzata e combattiva. Per questo, quella che nasceva come una cospirazione da parte dell'esercito, si trasforma nella pacifica «rivoluzione dei garofani», a cui il popolo partecipa in massa, e il 25 aprile 1974 il regime fascista viene rovesciato. Pochi mesi dopo viene riconosciuta l'indipendenza a tutte le colonie.

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