10.4.13

Chaplin e Hitler, due facce della stessa medaglia ("The Spectator", 1939)

Il 21 aprile del 1939 - cinque giorni dopo il cinquantesimo compleanno di Chaplin, e il giorno successivo al cinquantesimo compleanno di Hitler - su una rivista britannica, "The Spectator", compariva, anonimo, un articolo intitolato "Hitler e Chaplin: la storia di due compleanni", di cui diamo qui i passi salienti. Era stato annunciato da pochi giorni l’inizio della lavorazione di Il grande dittatore (che si chiamava inizialmente Il dittatore) di cui non si sapeva ancora nulla... Il testo fu tradotto e diffuso in Italia da “la Repubblica” nel 1989. (S.L.L.)

La Provvidenza era in vena d'ironia quando, esattamente cinquant'anni fa, invitò Charles Chaplin e Adolf Hitler a fare il loro ingresso nel mondo a quattro giorni di distanza l'uno dall'altro.
Per molti uomini di oggi, le sue conseguenze sono state troppo tremende perché questo scherzo del destino conservi intatto il suo sapore; ma comunque il signor Chaplin lo ha apprezzato. A quanto si sa, nel suo nuovo film Il dittatore, Chaplin infatti impersonerà un vagabondo che viene scambiato per il Führer - qualsiasi Führer, non necessariamente quello tedesco...
Sarebbe un'altra prova del suo genio artistico se Chaplin, interpretando la doppia parte del clown e del dittatore, riuscisse a dimostrare che sono due facce della stessa medaglia. Difatti Chaplin e Hitler, per diverse che siano le loro carriere e le loro immagini, hanno questo in comune: un successo che si fonda sulla comprensione dell'«uomo comune», probabilmente il prodotto più tipico degli ultimi cinquant'anni di storia.
Entrambi, in modi diversi, hanno espresso le idee, i sentimenti, le aspirazioni dei milioni di cittadini che si arrabattano tra le sfere più alte e quelle più umili della società. Quanto alla data di nascita pressoché contemporanea del due, e agli identici baffetti (volutamente grotteschi in Chaplin), potrebbero essere stati voluti dalla natura proprio per sottolineare l'analogo tratto del loro genio.
Entrambi rispecchiano la realtà dell' uomo comune nella società moderna, ed entrambi lo fanno distorcendola: 1' uno in senso positivo, l'altro in senso orribilmente negativo. In Chaplin, l'ometto è un clown, timido, inadeguato, pieno di infinite risorse ma sconcertato da un mondo in cui per lui non c'è posto. Se dà un morso a una mela, ci trova un verme; i suoi pantaloni, ultimo residuo di eleganza, lo fanno inciampare; il suo bastoncino allude a un tono chic del tutto ingiustificato; se aziona una leva, è quella sbagliata, e ne vien fuori una catastrofe. In Hitler, invece, l'angelo è diventato un demonio. Gli stivali senza suola si sono trasformati in Reltstlefeln; ì pantaloni sformati in un costume da cavallerizzo; il bastoncino in un frustino; la bombetta in una bustina militare. Insomma, il vagabondo si è arruolato fra le «Sturmtruppen»: solo i baffi rimangono gli stessi...
Come si può spiegare la terrificante metamorfosi del commovente clown nella figura d'incubo del Führer ? Il genio di Chaplin, e il suo personaggio, si sono formati negli anni prima della guerra [quella del'14-'18, n.d.r.], quando l'«uomo comune» aveva ancorala garanzia di una qualche forma di sicurezza e prosperità; non aveva alcun pensiero ne alcuna necessità di rivolta per risolvere i suoi problemi. Invece l'«uomo comune» di Hitler è quello del dopoguerra. La società ora si e profondamente indebolita; ci sono stati il conflitto mondiale, l'inflazione, il tracollo economico e gli anni delle file per il pane.
Chaplin ha mostrato spesso il tipo di paradiso che il suo clown desidera: una ragazza, un hamburger, e quattro mura per quanto malandate... Il mondo di Hitler è un mondo in cui anche la speranza di un paradiso cosi modesto è stata negata a milioni di tedeschi, che hanno finito per identificarsi con il fanatismo del loro leader, e si sono mostrati disposti a torturare, uccidere, e, se necessario, fare a pezzi il mondo per morire con esso.

"La Repubblica", 2 aprile 1989

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