14.4.13

Improvvisatore a Venezia. Dalle "Memorie" di Lorenzo Da Ponte

Lorenzo Da Ponte
Fu in questi tempi che, avendo avuto occasione di conoscere diversi celebri improvvisatori italiani, tra i quali l'abate Lorenzi, monsignor Stratico e l'Altanesi, mi misi al cimento anch'io d'improvvisare. Mio fratello fece lo stesso, e riuscimmo abbastanza ambidue per essere con qualche diletto ascoltati. Ci solevano chiamare generalmente gli «improvvisatori di Ceneda». Questa facilità di recitare o cantare improvvisamente in buoni versi, su qualunque soggetto e in qualunque metro, quasi esclusivamente propria degli italiani, dovrebbe bastare a far conoscere quanto poetica, quanto per tutti i modi pregevole stimar si debba la nostra lingua, che presta colle sue grazie, colle sue melodie, colle sue dovizie i mezzi di dire ex abrupto quelle cose, che da' verseggiatori dell'altre lingue, anche dopo lungo studio e meditazione, difficilmente si scrivono; cose non solo vaghe ed ornate e d'esser lodate ed udite degnissime, ma atte a dilettare, a sorprendere ed a rapire gli animi di chi le ascolta, come quelli diranno, che non solo gli incomparabili Gianni e Dal Mollo, ma la Corilla, la Bandettini e qualch'altra famosa improvvisatrice ebbero la sorte d'udire.

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