5.7.13

Un comizio di Pio La Torre (S.L.L.)

Mi ricordo un comizio di Pio La Torre, al mio paese, nel 1965, in un caldo giorno d'estate, quando m'ero appena iscritto alla Fgci. 
Nella base militante del partito serpeggiava la sfiducia: c'erano pochissimi giovani (in tanti erano emigrati) e la vicenda del governo Milazzo, con le speranze non realizzate e qualche elemento di corruzione, aveva lasciato spiacevoli strascichi.
In genere l'oratoria di Pio era grintosa, quasi ringhiosa, specie quando si trattava di denunciare le ingiustizie, le malefatte di governanti, sfruttatori e mafiosi.
Ma quella volta no. Comizio filosofico e pedagogico. Contrastava la massima Munnu a statu e munnu è, tipica del fatalismo contadino che nega ogni possibilità di mutamento. La smontava con l'argomentazione, con l'indicazione di obiettivi e di strumenti.
Ci fu un momento in cui s'accalorò, preso da entusiasmo: quando parlò del piccolo popolo di contadini che in Indocina resisteva con successo alla potenza imperiale degli Usa. I vietnamiti non si piegavano ed anche questo voleva dire che il mondo può cambiare. Che cambierà.

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