2.8.13

STORIA SANITARIA DI LUIGI XIV. UNO STRACCIO DI RE (Lea Penouel)

Luigi XIV. 
A soli nove anni prese il vaiolo, ma fu solo l'inizio: colite cronica, scarlattina, itterizia, il Roi Soleil «acchiappò tutto, con annessi e connessi». 
Si prese anche una malattia sessuale (attribuita a un eccesso di esercizi di equitazione). 
Fu poi vittima di vertigini, sonnambulismo e incubi notturni: le sue urla risuonavano in tutta Versailles. 
Dopo settantadue anni di regno, Sua Maestà, spossato, scarno, corroso dalla cancrena senile, rese l'anima a Dio.

Il re malato. Luigi XIV in una caricatura di Madonna
Una persona malata può restare al timone dello Stato? Pare di si! Gli esempi non mancano. Negli annali della storia contemporanea, in prima linea, l'ex Presidente della Repubblica francese, Georges Pompidou, e l'ex Capo del Cremlino, Leonid Breznjev: tutti e due, l'uno dopo l'altro, hanno cominciato a gonfiarsi, a muoversi con passo malfermo, a riempirsi di catarro e a parlare con una certa difficoltà. Poverini, non stavano bene, e tutti questi sintomi facevano parte del loro quadro clinico.
Ma ciò che ha suscitato l'imbarazzo generale è stato il comportamento dell'entourage che ha sempre negato la verità, dichiarando che si trattava di chiacchiere «false e infamanti». Morale della favola: i due uomini sono morti di un male incurabile, mentre — a detta dei rispettivi consiglieri — godevano di una perfetta salute. Rischi del mestiere, senza dubbio. Invece il noto cow-boy Ronald Reagan pubblicizzava in lungo e in largo la forma e la condizione del suo intestino e delle sue escrescenze nasali, facendosi fotografare in tutte le pose con cerotti e aggeggi vari. A ciascuno lo stile che gli conviene.
Se torniamo indietro nel tempo, la cronaca ci offre una gamma fioritissima di malattie «regali» in corpi «regali». Il prototipo del «malade non imaginaire» è senza dubbio Louis XIV, re di Francia e di Navarra, figlio di Louis XIII e di Anna d'Austria, nato a Saint Germanin-en-Laye il 5 settembre 1638 e incoronato il 14 maggio 1643. Sovrano di una monarchia di diritto divino, fine politico che riuscì a tener testa all'Europa intera, lavoratore infaticabile: questa è l'immagine del Roi-Soleil che ci è tramandata dalla Storia. Tuttavia, grazie al «Journal de santé» che hanno redatto scrupolosamente i suoi medici e che ora Michelle Caroly analizza in un libro assai piccante, scopriamo che il più grande dei re di Francia, soffrì tutta la vita di una serie inimmaginabile di malanni. Il 1° settembre 1715, dopo settantadue anni tre mesi e diciotto giorni di regno, Sua Maestà, spossato, scarno, corroso dalla cancrena senile, rese l'anima a Dio, con «qualche sospiro e due rantoli».
Il Re è morto. Viva il Re. Dopo aver squartato, sezionato, decapitato il cadavere e tagliata la testa a metà, i diversi organi, furono — secondo la tradizione — separati: le viscere messe in un'urna a Notre-Dame-de Paris e il cuore incastonato in una reliquia alla Chiesa Saint Antoine. Durante la Rivoluzione, il pittore Saint Martin ne tritò la metà e ci aggiunse dell'olio per farne una mistura con cui verniciò le sue tele. L'altra metà fu resa a Louis XVIII in cambio di una tabaccheria d'oro. Poi, ciò che restò del corpo (molto poco, a dire il vero), fu imbalsamato e collocato in una bara di rovere, cerchiata di una lastra di rame, sulla quale venne inciso: «Qui riposa l'Alto e Potente Principe Louis XIV, chiamato "il Grande"».
Vaiolo, blenorragia, scarlattina, gotta, crisi epilettiche, colite cronica, vertigini, itterizia, infezioni renali eccetera, eccetera, eccetera... Il Roi- Soleil «acchiappò, tutto, con annessi e connessi».
Malgrado i suoi acciacchi quasi quotidiani, Louis XIV aveva una volontà di vivere e una forte costituzione che gli permisero di resistere a tutte le gravi infezioni, spesso mortali in quell'epoca, a dispetto della notoria incompetenza dei medici che, incaricati di conservare in buono stato la sua preziosa salute, lo «seviziavano» somministrandogli, a gogò, «eccellenti» (così affermavano) ma inefficaci rimedi.
Nel mese di novembre 1647, all'età di 9 anni, Louis si ammala di vaiolo. «Dopo una grande eruzione di pustole, il corpo si infiammò, si screpolò. La cancrena attaccò perfino le dita dei piedi fino all'osso». Il giovane principe, abbandonato nelle mani di un'armata di dottori, «fu sminuzzato, inciso, salassato, purgato». Diciotto giorni di martirio. Improvvisamente la febbre scende e l'enfant-roi guarisce. Il popolo grida allora al miracolo. A 14 anni «Luigi» soffre di una terribile diarrea che viene curata con clisteri di acqua di rose, miele e grani di lino. Il tutto alternato a salassi più o meno importanti, secondo il desiderio dei sanitari. A 15 anni: vertigini, allergie, indigestioni (ma quanto mangiava il sovrano! Porzioni pantagrueliche, è il meno che si possa dire) e, dulcis in fundo, due cisti piuttosto dure nella rosa dei seni. Trattamento classico unito a impiastri di uova di rana marinate nell'urina. Tutto è bene quello che finisce bene. Ma, a 16 anni, rieccoci da capo con risipole, herpes e verruche.
Nel 1655, il diciassettenne Louis XIV dichiara al Parlamento: «Lo Stato, sono io». Nel medesimo anno mette in grande imbarazzo il suo medico personale a causa di «una indisposizione che sarebbe stato preferibile tenere nascosta allo stesso sovrano e ai suoi sudditi». Questo male «segreto» non era nient'altro che la blenorragia, chiamata dal popolo «lo scolo». L'archiatra che voleva a tutti i costi difendere la casta reputazione del re — un vero angelo d'innocenza — attribuì l'infezione venerea a un eccesso di esercizi di... equitazione che, a suo dire, avrebbero alterato il funzionamento degli «augusti» organi genitali. Terapia: 8 bicchieri di acqua minerale al giorno, tre salassi, sei clisteri, 2 purghe e 10 frizioni locali a base di essenza di formiche.
A 20 anni, la scarlattina. Macchie rosse, febbrone, delirio, sincope, lingua nera, incontinenza d'urina e di feci («una materia verdastra e gialletta»). Cura di antimonio, qualche oncia di vino emetico mischiato con una tisana lassativa. Il Re, dopo aver vomitato e defecato per ben 22 volte, si rimise in salute. In seguito, Louis soffre di emicrania, di malesseri digestivi e di «sincopette». Insomma, niente di molto grave. 25 anni: morbillo. «Un'eruzione furiosa, temperatura altissima con delirio, sudori abbondanti, vomiti spasmodici». Dopo un ennesimo salasso, «Dio interviene e lo salva». Cominciano, poi, nel filo degli anni successivi, le crisi epilettoidi, le vertigini, le vampate di calore, gli stordimenti e le emorragie nasali. Nel 1672, il consumo — sotto ricetta medica — di afrodisiaci gli procura la bocca amara, sonno agitato e sonnambulismo. Come antidoto contro l'angoscia gli vengono prescritte energiche purghe che lo costringono a restare ore intere sulla «sedia di comodo». A 37 anni, è colpito da dissenteria acuta, espelle catarro sanguinolento e fa incubi notturni orribili. Le sue urla riecheggiano in tutto il Palazzo.
Per evidenti ragioni di spazio, siamo costretti a saltare, qua e là, qualche anno di cronaca sanitaria del Roi-Soleil. Possiamo assicurarvi, però, che la sua vita quotidiana fu costellata di vertigini, mal di testa, febbri da cavallo, terribili indigestioni con diarree purulenti, una serie di ascessi sotto l'ascella e infezioni dentarie a ripetizioni. Basta pensare che a soli 47 anni, il sovrano è quasi completamente sdentato e il suo alito è insopportabile.
Nel 1686, i malanni diventano più seri. Tutto comincia nel mese di gennaio con un banale grosso foruncolo al perineo, che fu curato con i soliti cataplasmi di farina, compresse di foglia di rosa, clisteri e bevande purgative. Alla fine di marzo, l'ascesso diviene un'ulcera suppurata che non riesce a cicatrizzarsi. Il povero paziente vedeva le stelle, tanto il dolore era acuto. Dopo consulti vari, viene diagnosticata una fistola anale. L'Europa intera fu tenuta al corrente del focolaio infettivo di cui era vittima il re di Francia e del decorso della malattia. Si decide di operare. Nei mesi che procedono l'operazione tutti i «fistolosi» del reame vengono reclutati per servire da cavia ai chirurghi. L'intervento viene effettuato il 18 novembre in presenza di quattro speziali, del Primo Ministro Louvois, di Madame de Maintenon e del confessore. Louis XIV mostra il suo culo regale all'Assemblea. L'operatore Felix ci infila un lungo bisturi d'argento, effettua qualche abile manovra e seziona con maestria la lesione canalicolare. Due giorni dopo il re è in piedi e... le fistole diventano di moda !
A 50 anni, Louis XIV si ammala di gotta e resta immobile settimane e settimane. A 56, è «grosso, vecchio e malandato». Dovrà regnare ancora venti anni.
Il Re-Sole passerà il resto della sua esistenza, afflitto da dolori svariati, con la pelle squamata da affezioni dermatologiche, con i vermi che prolificano nelle sue viscere, con calcoli renali che lo fanno urinare con difficoltà, con sudori freddi dovuti a un indebolimento progressivo del suo organismo.
Louis XIV ha dato il suo nome al suo secolo e ha fatto grandi cose, dicono alcuni storici, soprattutto i suoi apologisti. Essi parlano della sua attività politica, senza attardarsi sulle miserie della sua cattiva salute. Ma il corpo fa parte essenziale del «personaggio» ed è interessante conoscerne le trasformazioni. La morte di Sua Maestà, nel settembre 1715, è uno dei capitoli più allucinante del saggio di Caroly. Dall'inizio del mese di agosto, il Re si sposta soltanto sulla sedia a rotelle.
Le sedute «corporali» si facevano al cospetto di un alto dignitario della Corte (oltre la presenza dei medici), perciò «tutto» era verificato nei minimi particolari. Il re ha battuto il record delle scariche diarrroiche. Cinque barili pieni al giorno! «La cacca era liquida o semiliquida, rossastra o verdastra, vulcanica o bella liscia, ma sempre estremamente copiosa». In questo caso si può affermare, senza tema di smentita, che Re Soleil è stato veramente un grande monarca.

“Avvenimenti” 10   APRILE 1991

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