1.1.14

L'abito della festa. Una poesia di Cesare Genovese (1927-1999)

Cesare Genovese (a sinistra) con l'amico Nino Valenza in una foto dei primi anni 40
Chissà se al mio paese è ancora desta
la tradizione? Per l'Immacolata
indossavamo l'abito da festa,
per farne sfoggio tutta la giornata.

C'era la luminaria e, sul palchetto,
l'orchestra, con i piatti e col trombone.
E spento, a sera, l'ultimo lampione,
l'abito ritornava nel cassetto.

Meravigliarsi è facile; del resto
quest'uso s'è perduto e non fa storia.
M'è tornato così... nella memoria,
perché sto poco bene e sono mesto.

Ma noi tutti il vestito d'occasione
teniamo, sempre pronto, all'occorrenza.
C'è chi lo indossa con rassegnazione,
e chi invece lo fa con compiacenza.

E' un vestito intessuto di bugia,
di concetti banali e superati,
di presupposti chiaramente errati,
stretti nel cerchio dell'ipocrisia.

Per questo, se c'è gente indaffarata
che discute, s'affanna e s'accalora,
mi rivedo fanciullo, quando, ancora,
c'era la festa dell'Immacolata.


Canti di stagione, Edizioni Stampa d’Oggi, Roma, 1969

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