28.4.14

Un gioco dell'oca contro le imposture dei preti (Lanfranco Binni)

Dall'ultimo numero de “Il Ponte” la recensione di un libro-gioco, che ha l'aria di essere una cosa seria. Mi capita spesso di dire che, se i preti cattolici appaiono e talora sono davvero più tolleranti dei loro colleghi di altre credenze, se l'hanno finita con le Inquisizioni e con i roghi degli eretici, delle streghe e degli omosessuali, lo si deve all’Illuminismo settecentesco e alle rivoluzioni che lo coronarono. E dentro l'illuminismo un ruolo importante giocò l'irrisione delle ridicole “fole” che i preti mettono a fondamento del loro potere: il Voltaire dell'Affaire Calas e del Trattato sulla tolleranza è complementare a quello del poemetto su Giovanna d'Arco, la pulzella santificata. Dalla recensione (e dalla serietà di autori e prefatori) si direbbe che libro di cui Binni discorre può dare una mano sia alla critica argomentata sia all'irrisione che la completa e ne potenzia l'efficacia. (S.L.L.)

Le religioni non sono una cosa seria. Se ne dovrebbero occupare soltanto l’antropologia e la storia delle culture. Ma in un paese come il nostro, educato da secoli alla morale cattolica dell’eteronomia e del servilismo, la critica delle imposture religiose è necessaria. Provvede efficacemente Oca pro nobis. Controsillabo giocoso e irriverente di Carlo Cornaglia, Filippo D’Ambrogi, Walter Peruzzi, Maria Turchetto, prefazione di Carlo Augusto Viano (Roma, Odradek, 2013), un agile e divertente “gioco dell’oca” che permette di razzolare liberamente e con giuliva leggerezza tra dogmi di fede, nefandezze di storia temporale, «fole religiose» (il termine è leopardiano).
Oca pro nobis non è soltanto un gioco di parole. Con stupore e sorpresa, un’oca ingenua e volterrianamente candide saltella, di casella in casella, dalla partenza al paradiso, per le 63 stazioni di un’improbabile via crucis: in ogni stazione (“Schiavi, obbedite ai vostri padroni”, “Chi dice donna dice danno”, “Non c’è piacere senza peccato”, “Va’ a troie ma sfila con la Cei”, “Il mortale flagello dei libri”…) è commentato puntualmente il tema della pia sosta con sintetiche schede storiche e irriverenti canzonette. Uno degli autori, Walter Peruzzi, ha attinto al suo documentatissimo lavoro Il cattolicesimo reale, (Roma, Odradek, 2008) “attraverso i testi della Bibbia, dei papi, dei dottori della Chiesa, dei Concili”, opera di riferimento per atei praticanti e antiteisti ostinati. Nelle sue schede di gioco Peruzzi ci ricorda le posizioni storiche della chiesa cattolica a favore della schiavitù, del colonialismo, del fascismo, della guerra, contro la donna, contro la sessualità: strutture forti di dottrina imposte con violenza e che hanno operato in profondità nel corso dei secoli. Insistono sui temi le canzoni di Carlo Cornaglia (“Sarà un giorno molto bello: / per accogliere l’appello / battagliero della Cei / si farà il Family day”) di cui è possibile ascoltare le esecuzioni musicali di Filippo D’Ambrogi collegandosi al sito , e i disegni di Maria Turchetto, studiosa di marxismo e direttrice dell’«Ateo», bimestrale dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti.
Ne risulta un istruttivo gioco multimediale, un irriverente controsillabo in cui la critica della religione cattolica e della sua istituzione impiega i diversi linguaggi (versi, musica e figure) con cui, come ricorda Viano nella prefazione, «per secoli si è cercato di incantare le menti umane».

Nell’Italia di oggi, incantata ancora una volta dalla presenza “umana” di un papa “buono” a copertura di un’istituzione teocratica irriformabile, l’anticlericalismo e la critica delle religioni hanno assunto, anche a sinistra, un sapore arcaico, ottocentesco. Dopo secoli di pensiero critico, dall’antichità classica all’illuminismo, al socialismo, la religione è di nuovo un tabù, un dato di realtà da non mettere in discussione se non sul suo stesso terreno. Ma si tratta di una regressione culturale. «Perciò - conclude Viano - è particolarmente apprezzabile la proposta costituita da Oca pro nobis, che rappresenta una novità e rompe un tabù. Essa mette in scena con disegni, prose, versi e musica idee e atteggiamenti correnti della chiesa, prendendo di mira soprattutto tre cose: le credenze arbitrarie della dottrina cattolica, la pretesa degli organi ecclesiastici di sottrarsi alla solidarietà nazionale per conservare privilegi economici e le regole sessuali, che i preti pretendono di imporre a tutti attraverso leggi dello stato. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II e il pontificato di Giovanni Paolo II la chiesa è sembrata disposta a rivedere alcune delle proprie posizioni, a riconoscere errori commessi e addirittura a chiedere perdono alle vittime. Nessuno intende sottovalutare l’importanza culturale di questi fenomeni, ma gli autori di Oca pro nobis hanno appuntato l’attenzione su un altro aspetto, spesso trascurato. Quasi sempre le correzioni apportate dagli organi ecclesiastici hanno riguardato il passato e hanno presentato gli errori commessi come applicazioni scorrette di principi rimasti inalterati. Non soltanto temi fondamentali del cristianesimo non hanno subito revisioni, ma correzioni e richieste di perdono si sono limitate al passato e non sono mai state accompagnate da impegni a non ripetere più le nefandezze commesse. Anzi, quando chiese perdono per ciò che secondo lui cardinali sprovveduti avevano indotto a fare a Galileo, Giovanni Paolo II si affrettò a dire che i biologi avrebbero dovuto sottomettersi al giudizio dei papi, che di meccanica magari no, ma di vita se ne intendono […]». E un papa è sempre infallibile.

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