27.8.14

Ballata triste di una tromba. La morte di Ninì Rosso (Gloria Pozzi)

Quel che segue è un “coccodrillo” per Ninì Rosso: ne rammenta i successi di trombettista e alcune passioni. Al mio paese natìo, Campobello di Licata, c'è ancora memoria della sua entusiastica ed entusiasmante partecipazione a una “Festa dell'Unità”, nel 1977. Non si limitò ad eseguire i più noti successi, ma con la tromba e con la voce esibì il suo antico impegno partigiano, proponendo tutto il proponibile, da Bella ciao a Soffia il vento, da Bandiera rossa all'Internazionale. Dopo l'esibizione, con il cuore riscaldato dall'affetto e dall'afflato dei compagni, si trasferì allo stand gastronomico ove aiutava a preparare e a distribuire i panini con le quaglie arrosto, caratteristici di quella festa. 
Io non c'ero, ma fui testimone di uno scontro tra quelli che volevano chiamarlo anche per il 78 e quelli che preferivano variare l'offerta spettacolare. Questi ultimi – di stretta misura – riuscirono in maggioranza. (S.L.L.)

ROMA
Il trombettista Nini Rosso è morto ieri a Roma, al Policlinico Gemelli. Aveva 68 anni. Un mese fa si era sentito male in montagna. Dopo le prime cure si era scoperto che aveva un tumore al polmone. Lascia la moglie Silvia e due figlie, Beatrice e Angelica. I funerali, domani a Roma, alla chiesa degli Artisti. Nini Rosso, ovvero Raffaele Celeste Rosso, nato a Mondovì , era soprannominato "tromba d'oro". Qualcuno per descrivere il suo talento con una sola parola aveva coniato il termine "trombautore", ovvero trombettista e autore. E qualcun altro, senza volare troppo di fantasia, lo chiamava "Mister Silenzio", identificandolo con il suo più grande successo discografico del '65, "Il silenzio", appunto, oltre 10 milioni di copie vendute nel mondo. Lui, sorridendo dietro i baffoni da tricheco, era pronto a sostenere: "La tromba sono io, è una parte di me, c'è il mio fiato lì dentro. E' uno strumento sublime, il canto elevato a potenza".
Nini Rosso aveva imparato a suonare la sua magica tromba all'oratorio (ma poi s'era diplomato al Conservatorio). E la sua passione era il jazz. "Si può dire che io sia nato con la musica. Nel settembre del '26 a Torino, i miei abitavano sopra un night, l'Imperiale: mia madre mi partorì in mezzo alle prime note jazz che risuonavano in città", raccontava. Un diploma da maestro elementare chiuso in un cassetto e una giovinezza coraggiosa da partigiano sulle montagne con la brigata "Giustizia e Libertà " (la stessa di Giorgio Bocca, quella capitanata da Ferruccio Parri), s'era fatto le ossa con il quintetto swing di Attilio Donadio e con l'orchestra di Gaetano Gimelli. Il suo idolo era Louis Armstrong. L'amore per il jazz lo condivideva, tra gli altri, con Fred Buscaglione e Piero Angela (che in giovinezza, prima di lanciare in tv il suo “Quark”, faceva il musicista con lo pseudonimo di Peter). Per poi ottenere, nel '48, un contratto con l'Orchestra Rai di Torino: tromba solista con il maestro Angelini. La sua specialità: il sovracuto.
Nel '57 entrò a far parte del complesso di Armando Trovajoli. E' del '61 il suo primo, grande successo "leggero": La ballata di una tromba. Così divenne conosciutissimo anche dal grande pubblico. Anche per via delle partecipazioni a trasmissioni tv come "Studio uno" e "Sabato sera". Con la sua voce roca duettò, allora, anche con Mina (per Due note). Fu di scena a vari Cantagiro e Festival di Napoli. Oltre ad apparire in film con Gianni Morandi e con Rita Pavone. La sua popolarità in Italia ebbe il suo apice sul finire degli anni '60 con il pezzo Il volo del calabrone. "La musica strumentale è considerata in Italia di serie B", s'era poi trovato a rammaricarsi mentre andava per il mondo in tour, soprattutto in Giappone (dove tuttora è una vera star) e in Germania (fu in testa alla hit parade nel '79 con Trumpet dreams): era diventato la più famosa tromba italiana all'estero. Nel corso della sua carriera conquistò svariati dischi d'oro e di platino. E' del '93 una raccolta dei suoi più grandi successi: Masterpieces. Per hobby, costruiva modellini di navi e collezionava uccelli imbalsamati, farfalle e maschere, ma anche fumetti, locandine del cinema muto, bastoni, bambole, soldatini...


Corriere della Sera, 6 ottobre 1994

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