10.8.14

I Quattro moschettieri della Perugina (Maurizio Mori)

La storia è nota. Nel 1934 è partita da Perugia una svolta - almeno per l’Italia - nella storia della pubblicità, allora radiofonica: pubblicità non solo all’interno di specifici contenitori (come 20 anni più tardi anche la Tv con “Carosello”) ma in appoggio a singoli programmi. Negli anni a venire si chiamerà “sponsorizzazione”. Due giovani autori ricchi di fantasia, gusto ed eleganza, Nizza e Morbelli, avevano costruito per la radio di allora, Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche), un programma a puntate, un serial, dal titolo I quattro moschettieri, parodia comico-musicale da I tre moschettieri di Alexandre Dumas. La Buitoni-Perugina, già a partire dalla seconda puntata, ne fa un cavallo di battaglia della sua “offerta” - come si diceva allora - pubblicitaria, in un momento non facile caratterizzato da una recente tassazione dello zucchero.
Successivamente, Buitoni-Perugina lanciano nel mercato 100 figurine, accompagnate ai prodotti delle due aziende, raffiguranti i personaggi dello spettacolo radiofonico, da raccogliere in album che, completati, aprono ad una larga serie di premi fino all’allora irraggiungibile, mitica Fiat 500 “Topolino”.
Ancora un primo esempio di pubblicità multimediale, con un successo di massa: incremento di vendite dei prodotti reclamizzati, aumento vertiginoso di abbonamenti all’Eiar, strade che la domenica all’improvviso si vuotano per andare a tavola a godersi la trasmissione radiofonica, strade e piazze che nel tardo pomeriggio si riempono per il rito dello scambio delle figurine, di valore diverso a seconda della quantità di immissione nel mercato.
Al tardo pomeriggio, perché un quotidiano romano della sera, “Il piccolo”, giorno per giorno pubblica i valori delle singole figurine: una specie, insomma, di borsa valori. Dopo tre anni la festa finì, anche per l’intervento del regime dall’aria truce e austera che mal sopportava quella diffusa atmosfera festaiola.
Masolino D’Amico ha scritto su “La Stampa” che gli italiani “parevano non sapere che stavano ballando su una nave silurata”. Chissà, forse lo intuivano e, cercavano di nascondersi dietro al panem (poco) e ai circenses: erano tempi duri, e lo sferragliare d’armi cominciava a udirsi in lontananza. Erano i tempi dell’avvento di Hitler, della rimilitarizzazione della Renania, dell’avventura coloniale in Abissinia, della guerra di Spagna.
Oggi, nel 2004, settanta anni dopo, i quattro moschettieri tornano alla ribalta, a ricordare e festeggiare quegli eventi, con uno spettacolo (I quattro moschettieri appunto) al Teatro Pavone di Perugia in cartellone sino al 6 giugno, per la produzione del Teatro dell’Umbria. Gli autori del testo (Enrico Vaime e Nicola Fano) avevano a disposizione varie modalità di lettura del grande show degli anni ‘30: la originale invenzione di una pubblicità sponsorizzante e multimediale (la radio, il libro con i testi delle trasmissioni, il concorso figurine); la collocazione del successo strepitoso dell’evento nel contesto storico e di costume del tempo; la riproposizione in uno spettacolo di 100 minuti, di testi e di motivi del serial radiofonico. Gli autori, con modestia, ma non modestamente, hanno optato per quest’ultima soluzione, lavorando, e in certo modo aggiornando, sui testi originali di Nizza e Morbelli. Ne è uscito uno spettacolo piacevole, presentato con gusto, divertente, con una certa memoria d’antan, con buoni attori, di grande consenso e successo.
Chi scrive non può dire di più, perché sa di non essere - non essere stato – uno spettatore “normale”. Chi scrive pensa di essere uno dei non molti rimasti di quei ragazzini che in Corso Vannucci andavano a scambiarsi le figurine e a scontrarsi con altri ragazzini a tanti adulti, in cerca del Feroce Saladino o, almeno, del Padrone di casa. E allora la sua visione dello spettacolo è stata un po’ un’immersione, o una riemersione, in e dai tempi andati, e il suo giudizio può peccare di nostalgica soggettività.
Amarcord. Scusatelo.
La storia è nota. Nel 1934 è partita da Perugia una svolta - almeno per l’Italia - nella storia della pubblicità, allora radiofonica: pubblicità non solo all’interno di specifici contenitori (come 20 anni più tardi anche la Tv con “Carosello”) ma in appoggio a singoli programmi. Negli anni a venire si chiamerà “sponsorizzazione”. Due giovani autori ricchi di fantasia, gusto ed eleganza, Nizza e Morbelli, avevano costruito per la radio di allora, Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche), un programma a puntate, un serial, dal titolo I quattro moschettieri, parodia comico-musicale da I tre moschettieri di Alexandre Dumas. La Buitoni-Perugina, già a partire dalla seconda puntata, ne fa un cavallo di battaglia della sua “offerta” - come si diceva allora - pubblicitaria, in un momento non facile caratterizzato da una recente tassazione dello zucchero.
Successivamente, Buitoni-Perugina lanciano nel mercato 100 figurine, accompagnate ai prodotti delle due aziende, raffiguranti i personaggi dello spettacolo radiofonico, da raccogliere in album che, completati, aprono ad una larga serie di premi fino all’allora irraggiungibile, mitica Fiat 500 “Topolino”.
Ancora un primo esempio di pubblicità multimediale, con un successo di massa: incremento di vendite dei prodotti reclamizzati, aumento vertiginoso di abbonamenti all’Eiar, strade che la domenica all’improvviso si vuotano per andare a tavola a godersi la trasmissione radiofonica, strade e piazze che nel tardo pomeriggio si riempono per il rito dello scambio delle figurine, di valore diverso a seconda della quantità di immissione nel mercato.
Al tardo pomeriggio, perché un quotidiano romano della sera, “Il piccolo”, giorno per giorno pubblica i valori delle singole figurine: una specie, insomma, di borsa valori. Dopo tre anni la festa finì, anche per l’intervento del regime dall’aria truce e austera che mal sopportava quella diffusa atmosfera festaiola.
Masolino D’Amico ha scritto su “La Stampa” che gli italiani “parevano non sapere che stavano ballando su una nave silurata”. Chissà, forse lo intuivano e, cercavano di nascondersi dietro al panem (poco) e ai circenses: erano tempi duri, e lo sferragliare d’armi cominciava a udirsi in lontananza. Erano i tempi dell’avvento di Hitler, della rimilitarizzazione della Renania, dell’avventura coloniale in Abissinia, della guerra di Spagna.
Oggi, nel 2004, settanta anni dopo, i quattro moschettieri tornano alla ribalta, a ricordare e festeggiare quegli eventi, con uno spettacolo (I quattro moschettieri appunto) al Teatro Pavone di Perugia in cartellone sino al 6 giugno, per la produzione del Teatro dell’Umbria. Gli autori del testo (Enrico Vaime e Nicola Fano) avevano a disposizione varie modalità di lettura del grande show degli anni ‘30: la originale invenzione di una pubblicità sponsorizzante e multimediale (la radio, il libro con i testi delle trasmissioni, il concorso figurine); la collocazione del successo strepitoso dell’evento nel contesto storico e di costume del tempo; la riproposizione in uno spettacolo di 100 minuti, di testi e di motivi del serial radiofonico. Gli autori, con modestia, ma non modestamente, hanno optato per quest’ultima soluzione, lavorando, e in certo modo aggiornando, sui testi originali di Nizza e Morbelli. Ne è uscito uno spettacolo piacevole, presentato con gusto, divertente, con una certa memoria d’antan, con buoni attori, di grande consenso e successo.
Chi scrive non può dire di più, perché sa di non essere - non essere stato – uno spettatore “normale”. Chi scrive pensa di essere uno dei non molti rimasti di quei ragazzini che in Corso Vannucci andavano a scambiarsi le figurine e a scontrarsi con altri ragazzini a tanti adulti, in cerca del Feroce Saladino o, almeno, del Padrone di casa. E allora la sua visione dello spettacolo è stata un po’ un’immersione, o una riemersione, in e dai tempi andati, e il suo giudizio può peccare di nostalgica soggettività.
Amarcord. Scusatelo.

“micropolis”, maggio 2004

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