Palmiro Togliatti e Paolo Bufalini al teatro Adriano di Roma per un comizio |
Il compagno Paolo Bufalini, all'inizio
di ottobre del 1959, invitava Togliatti a essere presente alla festa
dell'«Unità» di Roma, che si doveva aprire alla Fiera (e durava un
giorno, con comizio di Giorgio Amendola). Togliatti già aveva
risposto di no. E due giorni dopo si scusava con lui con un biglietto
nel quale poneva una questione «abbastanza seria», «la
impossibilità che mi è fatta in molti luoghi, e particolarmente in
Roma, di visitare una festa di partito e persino una sezione senza
che si crei attorno a me una situazione tale che mi impone di
andarmene al più presto. Comprendo l'attaccamento ai dirigenti del
partito — continuava la lettera, in data 13 ottobre 1959 —, ma
non comprendo che si debba esprimere in modo così brutale, con le
spinte, il pratico impedimento a muoversi, le cento strette di mano,
le decine di tentati abbracciamenti, il servizio di vigilanza che fa
peggio degli altri e così via. È questione di costume di partito e
quasi di educazione. Per me, poi, è seccante non potere nemmeno
vedere come è ordinata una nostra festa. Questo può far comodo a
chi la organizza, perché di solito io faccio osservazioni critiche,
ma non è giusto».
Togliatti era così. E il fastidio per
le manifestazioni assillanti di «culto» della sua persona datava di
certo da prima della famosa denuncia di un altro «culto». Quando i
compagni vollero intitolare una scuola di partito al suo nome, prese
un'altra arrabbiatura dicendo che quella intestazione era
semplicemente jettatoria, che lo si voleva dunque morto. Una volta
che lo accompagnai a Siena per stendere il resoconto di un suo
discorso elettorale (e facemmo un gran pranzo a casa del compagno
Bardini) gli dissero che oltre al comizio sarebbe stato gradito, al
pomeriggio, un suo incontro («due chiacchiere») con un paio di
intellettuali della città, in albergo. Quando Togliatti scese dalla
sua camera e andò in una sala dell'albergo si vide davanti un
tavolino e una fila di sedie su cui sì stipavano un centinaio di
persone. Non dimenticherò la sua faccia dinanzi alla sorpresa.
da Togliatti - Che cosa ci ha lasciato, Supplemento a "l'Unità", 14 ottobre 1984
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