Inizio qui il recupero di
alcuni modi di dire dal dizionario siciliano-italiano di Antonino
Traina (1868), che sto consultando nell'anastatica pubblicata nel
1974 da SORE, Palermo, e curata da Elena Bono e da Antonino Uccello.
Alla traduzione (quasi mai letterale) di Traina, aggiungo talora qualche mio commento. La scelta è in gran parte fortuita: dal
vocabolario aperto a caso estraggo locuzioni o espressioni che mi
sembrano avere qualche ragione di interesse. (S.L.L.)
Lu putiaru zoccu avi abbannia |
Abbaja cu li cani e
roccula cu li lupi
“In chiesa co' santi e in taverna co' ghiotti”, rende il Traina a
senso. Letteralmente si potrebbe dire: “Abbaia con i cani e
fuggi via con i lupi”. Rocculari è francesismo ormai
desueto in siciliano, ma ben vivo nel dialetto calabrese: il significato
originario, “rotolar giù”, dà l'idea di una fuga
precipitosa, tipica di territori montuosi come quelli abitati dai
lupi.
Abballari o
Fari abballari senza sonu
“Ballare o far ballare senza suono” traduce Traina e spiega “far
o far fare checchesia anco malvolentieri”. E' un bel po' - credo -
che in Italia ci fanno ballare senza suono.
Lu putiaru zoccu
avi abbannìa
“Ognuno dà quel che ha”. Alla lettera "il bottegaio reclamizza ad alte grida solo la la merce di cui dispone".
Abbannunari lu
munnu
“Farsi religioso”.
“Farsi religioso”.
Nessun commento:
Posta un commento