Continuo il recupero di
alcuni modi di dire dal dizionario siciliano-italiano di Antonino
Traina (1868), che sto consultando nell'anastatica pubblicata nel
1974 da SORE, Palermo e curata da Elena Bono e da Antonino Uccello.
Alla traduzione (quasi mai letterale) di Traina, aggiungo talora,
qualche mio commento. La scelta è in gran parte fortuita: dal
vocabolario aperto a caso estraggo locuzioni od espressioni che mi
sembrano avere qualche ragione di interesse. (S.L.L.)
Tuccarisi li dinocchia Helmut Newton, Paris, 1975 |
Pigghia i dinari ca
nun gridanu
Alla lettera, “prendi i soldi (e scappa), ché non gridano”.
Traina spiega: “Proverbio dei ladri... perché gli oggetti possono
venire ad essere riconosciuti, i denari no”.
Dinocchiu
balistrinu
“Ginocchio piegato indietro”.
Tuccarisi cu li
dinocchia
Toccarsi con i ginocchi. Per il Traina: “muto linguaggio d'amore,
che si fanno gli amanti vicini”. Assomiglia al piedino, che si fa
quando gli amanti stanno l'uno di fronte all'altro. Con le ginocchia
oltre alla posizione frontale (con i tavolini piccoli) è possibile
quella laterale. Ma si tratta, in ogni caso, di gioco assai più
castigato dell'altro.
Nun vi dicu né vi
cuntu
“Modo di dire volendo esprimere meravigliosa quantità o che: non
istò a dirvi” (A.T.)
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