13.12.14

Abbajari, Abballari, Abbanniari, Abbannunari. Modi di dire siciliani

Inizio qui il recupero di alcuni modi di dire dal dizionario siciliano-italiano di Antonino Traina (1868), che sto consultando nell'anastatica pubblicata nel 1974 da SORE, Palermo, e curata da Elena Bono e da Antonino Uccello. Alla traduzione (quasi mai letterale) di Traina, aggiungo talora qualche mio commento. La scelta è in gran parte fortuita: dal vocabolario aperto a caso estraggo locuzioni o espressioni che mi sembrano avere qualche ragione di interesse. (S.L.L.)
Lu putiaru zoccu avi abbannia

Abbaja cu li cani e roccula cu li lupi
“In chiesa co' santi e in taverna co' ghiotti”, rende il Traina a senso. Letteralmente si potrebbe dire: “Abbaia con i cani e fuggi via con i lupi”. Rocculari è francesismo ormai desueto in siciliano, ma ben vivo nel dialetto calabrese: il significato originario, “rotolar giù”, dà l'idea di una fuga precipitosa, tipica di territori montuosi come quelli abitati dai lupi.

Abballari o Fari abballari senza sonu
“Ballare o far ballare senza suono” traduce Traina e spiega “far o far fare checchesia anco malvolentieri”. E' un bel po' - credo - che in Italia ci fanno ballare senza suono.

Lu putiaru zoccu avi abbannìa
“Ognuno dà quel che ha”. Alla lettera "il bottegaio reclamizza ad alte grida solo la la merce di cui dispone".

Abbannunari lu munnu 
“Farsi religioso”.

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