Il sistematico e
interessato attacco alla magistratura dei berlusconidi ha lasciato
passare il principio di una sorta di sacralità delle sentenze
magistratuali.
In verità la magistratura non è estranea al "richiamo della foresta", vive ed opera in un contesto in cui il primato del padronato e del capitale (“l'impresa” li chiama l'ideologia dominante) sui diritti del lavoro e dell'ambiente si esprime non solo in una legislazione sempre più permissiva, ma in una interpretazione delle leggi esistenti sempre meno rigorosa, soprattutto da parte di quella Cassazione che è da sempre il baluardo della conservazione sociale.
L'articolo che segue, da “narcomafie”, rivista e sito del gruppo Abele, pone 2 problemi: il precedente negativo creato dalla sentenza Eternit e il risarcimento dei danni procurati dall'amianto. Se ci fossero un partito e un sindacato come si deve su questi temi costruirebbero su una campagna continuativa diffusa in tutto il territorio, per strappare risultati. Invece si proclama l'indignazione e tutto finisce lì.
Anche della promessa di Renzi di modificare in questi casi le leggi sulla prescrizione si è parlato per mezza giornata; il cambiamento che serve subito per il giovane premier è un altro: consentire il licenziamento senza “giusta causa”. (S.L.L.)
In verità la magistratura non è estranea al "richiamo della foresta", vive ed opera in un contesto in cui il primato del padronato e del capitale (“l'impresa” li chiama l'ideologia dominante) sui diritti del lavoro e dell'ambiente si esprime non solo in una legislazione sempre più permissiva, ma in una interpretazione delle leggi esistenti sempre meno rigorosa, soprattutto da parte di quella Cassazione che è da sempre il baluardo della conservazione sociale.
L'articolo che segue, da “narcomafie”, rivista e sito del gruppo Abele, pone 2 problemi: il precedente negativo creato dalla sentenza Eternit e il risarcimento dei danni procurati dall'amianto. Se ci fossero un partito e un sindacato come si deve su questi temi costruirebbero su una campagna continuativa diffusa in tutto il territorio, per strappare risultati. Invece si proclama l'indignazione e tutto finisce lì.
Anche della promessa di Renzi di modificare in questi casi le leggi sulla prescrizione si è parlato per mezza giornata; il cambiamento che serve subito per il giovane premier è un altro: consentire il licenziamento senza “giusta causa”. (S.L.L.)
Dopo questa sentenza, in
Italia non si potrà condannare nessuno per disastro doloso causato
dell’amianto: la Cassazione ha equiparato le stragi silenziose
provocate dalla politica industriale dell’Eternit all’incendio di
un bosco per mano di un piromane. Per quest’ultimo reato i 12 anni
previsti per concludere l’iter processuale bastano ad evitare la
prescrizione. Per l’amianto no: la latenza dei mesoteliomi
associati all’inalazione di fibre di amianto dura anche 40 anni.
Applicando alla lettera
il codice, la Cassazione non ha soltanto dato un’interpretazione
formalistica della legge. Ha dimostrato di voler ignorare la
specificità del disastro doloso a causa dell’amianto e negato in
radice la possibilità di procedere con altri processi di questo
genere. Perché stiamo parlando di responsabilità del passato –
nuovi termini di prescrizione non potrebbero essere applicati per il
passato – in cui affondano le radici di un dramma sociale ed umano
che ha registrato 15.845 casi di mesoteliomi nel periodo 1993-2008
(il primo di cui si abbia certezza di numeri). Da allora, ogni dodici
mesi, muoiono altre 2000 persone, come minimo: il Registro nazionale
dei mesoteliomi conta pochissimi casi nel Sud e nelle isole (a
Siracusa vi era un importante stabilimento Eternit). Solo nel
Napoletano, per questo processo, la magistratura torinese è riuscita
a censire quasi 500 casi di morte o di malattia. Non se ne conosceva
uno, prima. E’ stato un disastro doloso di drammatiche proporzioni
che, grazie alle scelte di Stephan Schmidheiny, continuerà a colpire
nelle città Eternit sino a raggiungere il picco di morti nel 2025.
Per questo motivo, due diversi collegi di giudici nei due processi di
merito avevano interpretato come permanente il reato di disastro
doloso, legato cioè ad ogni nuovo decesso e non alla data di
fallimento di Eternit Italia, nel 1986. Se la politica italiana oggi
vuol fare qualcosa di utile e non solo rituali proclami presenti il
conto ai vari Schmidheiny che hanno inquinato l’Italia con
l’amianto. Abbiamo 34 mila siti e 32 milioni di tonnellate di
amianto ancora da bonificare. Almeno il conto da pagare non va in
prescrizione.
da narcomafie.it, 21
novembre 2014
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