26.4.15

Papisti contro ugonotti. Il re Sole porta il buio (Emanuel Le Roy Ladurie)

Un disegno sulle "dragonnades", le conversioni forzate degli ugonotti
Ogni anno ha il suo lascito di commemorazioni. Ma non tutti si sono accorti che il 1985 rievoca il trecentesimo anniversario della revoca dell'Editto di Nantes. Finiva allora la fragile coesistenza fra papisti e protestanti: chiese abbattute, persecuzioni, esilii; inizia un secolo buio per la storia delle libertà religiose in Europa.
Gli ugonotti francesi d'oggi sono rimasti profondamente scossi dall'ondata d'aggiornamento radicale che da quindici anni si abbatte sulla Federazione protestante di Francia e sul Consiglio ecumenico delle Chiese. Questo trecentesimo anniversario sarà per loro l'occasione per rinverdire l'eroismo dei grandi antenati.
L'Editto di Nantes viene promulgato nel 1598 da Enrico IV: dopo 40 anni di reciproci assassinii e di guerre religiose (cattolici contro riformati), finalmente sono poste le basi per una coesistenza pacifica dei due culti. Niente più che coesistenza, però: nessuno osa ancora parlare di tolleranza. Questa parola magica implicherebbe una distensione tra gli spiriti liberi e bigotti delle due sponde. E il Seicento non è certo un secolo incline alle concessioni, in fatto di credenze.
La legalizzazione del protestantesimo sancita dall'Editto di Nantes nel 1598 non conviene ai preti del clero gallicano: la Chiesa francese l'accetta controvoglia. Anche i protestanti non sono affatto entusiasti del principio che sta alla base dell'Editto: le loro esigenze in materia di fede sono altrettanto totalizzanti, intolleranti e a tratti sanguinarie di quelle dei papisti. Ma quello che conta è il dispotismo che la maggioranza esercita a scapito delle minoranze: in Francia, la Chiesa romana è maggioritaria e perciò risulta odiosa sotto tutti gli aspetti. La situazione è esattamente opposta in Inghilterra, dove la massa dei sudditi è di fede anglicana, mentre i papisti diventeranno solo un piccolo gruppo di perseguitati.
Gli effetti dell'Editto di Nantes, in ogni caso, durano poco. A partire dal 1661 una tempesta di ostilità torna ad abbattersi sugli ugonotti francesi: a scatenarla sono Luigi XIV e i suoi ministri che, in cuor loro, hanno già rinnegato l'Editto di Nantes. Colbert, ministro delle Finanze del re Sole, si mantiene su posizioni moderate: non vuole certo uccidere la gallina dalle uova d'oro, e sa bene che gli imprenditori calvinisti sono fra i più attivi del regno. Ma il casato Le Tellier-Louvois non ha di questi scrupoli ed è decisamente contrario alla fede calvinista. Sarà proprio Le Tellier padre, cancelliere di Francia, a redigere l'atto di revoca dell'Editto di Nantes, nel 1685.
Assumendosi la responsabilità di questa azione di sterminio, il re e i suoi agenti traducono in atti legislativi i desiderata della Chiesa gallicana, che vuole sbarazzarsi dei «settari di Ginevra». Le misure prese a questo fine dal «conseil d'en haut» (all'incirca l'equivalente dell'attuale consiglio dei ministri) minano la base legale del culto protestante. Ne parla con precisione e passione Janine Garrison nel suo libro L'Editto di Nantes e la sua revoca. Storia di un'intolleranza (Seuil). Il libro offre un resoconto ampio ed effervescente di quello che in Francia preparò e accompagnò il tentativo di annientamento degli ugonotti: sotto questo aspetto il libro merita di essere letto. L'unico suo neo è la mancanza di un confronto con le misure prese in altri paesi, contro altre infelici minoranze: a partire dai papisti, che a Londra e a Dublino subirono l'oppressione durante l'epoca classica, così come la subirono in Francia i calvinisti. Ma proprio dalla sua dimensione nazionale, la ricostruzione di Janine Garrison forse trae una straordinaria forza di persuasione...
La tensione religiosa cresce. Vengono abbattuti i templi, tra gli applausi del popolino. I calvinisti hanno l'obbligo di rispettare i simboli del culto cattolico, tra i quali il santissimo sacramento. I paesi di recente integrazione alla Francia (come Gexe Béarn) perdono le libertà religiose di cui avevano goduto fino a quel momento le loro forti comunità riformate. I protestanti non possono ricoprire cariche civili o militari per conto dello Stato; non possono esercitare la professione medica o giuridica. Vengono esclusi dalle corporazioni le cucitrici e gli stagnai rimasti fedeli alla religione riformata. Tutto il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, viene sottoposto a stretta sorveglianza. A partire dal parto: la levatrice deve essere cattolica. Poi durante la giovinezza: le scuole non papiste sono bandite. E infine al momento del decesso: il protestante in agonia riceve la visita dei giudici, che s'informano d'una sua possibile conversione in extremis.
Tutto questo culmina nel 1685 con la revoca dell'Editto di Nantes, promulgata a Fontainebleau, che bandisce il culto eterodosso. I più lucidi, come Vauban e Saint-Simon, disapprovano questa barbarie. Ma l'élite intellettuale (Bossuet, Madame de Sévigné. La Bruyère...), per paura o per convinzione, finisce per applaudire.
L'esodo dalla Francia diventa allora massiccio: circa 200 mila protestanti, sui 900 mila che conta la Chiesa riformata, riescono a lasciare il territorio nazionale. La Francia contava allora 20 milioni di anime: dunque, un esule per ogni cento abitanti del regno. Contrariamente alle previsioni, la perdita economica e demografica non è rilevante. Enorme è invece il danno morale.
Ai soldati, che costringono le vittime ad abiurare, si devono le conversioni forzate, o «dragonate». Queste conversioni proiettano un'ombra sinistra sull'operazione anti-Editto di Nantes, concepita come una violazione collettiva delle coscienze.
L'eroismo di molti protestanti e la loro capacità di sopravvivenza oscurano la memoria di Luigi XIV, nel momento più odioso del suo operato. Eppure, i re delle vicine nazioni (fatta eccezione per l'Olanda) non agivano in modo molto diverso. La Spagna si serviva dell'Inquisizione. Il governo di Londra, così liberale per altri aspetti, vessava i papisti.
L'epilogo a lieto fine viene con l'annullamento della revoca. Il buon Luigi XVI e più tardi la Rivoluzione del 1789 emanciperanno definitivamente gli ugonotti. Oltre la Manica, invece, i cattolici continueranno a essere discriminati fino al 1830.
Nel 1985 in Europa c'è ancora una specie di guerra religiosa tra papisti e protestanti con l'aggravante del fattore nazionale. Danneggia parte dell'Irlanda del Nord: le Cevenne sofferenti non sono più attuali, ma a Belfast o a Londonderry la loro presenza si fa ancora sentire.


EUROPEO/30 MARZO 1985

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