17.5.15

La terra dell'indio (Carlos Drummond de Andrade)

L'indio, informato che quella era la Settimana dell'Indio, aspettava nella sua capanna la visita di coloro che certamente sarebbero venuti a salutarlo e a portargli in regalo qualcosa di utile.
Chi si presentò invece fu un uomo con delle carte in mano, che lo invitò a traslocare rapidamente, perché quella terra era stata acquistata da una impresa di riforestazione, con tutte le carte in regola.
L'indio obiettò che su quella terra era vissuto suo padre, il padre di suo padre e tutti i suoi antenati, insieme con la tribù. E che lui non sapeva proprio dove andare.
L'uomo gli suggerì di andare a lavorare alla costruzione del metrò di Rio de Janeiro, la cui impresa non faceva discriminazioni nei confronti degli indi. Questa era la soluzione per il breve periodo. Per il lungo periodo si stava pensando di creare la riserva indigena urbana di Jacarepagua - l'Indiamares - finanziata dall'Istituto Nazionale delle Abitazioni e controllata dall'Ente per il Turismo di Rio. Gli indi, presentandosi in qualche show, come lavoratori autonomi, avrebbero avuto diritto a mutua, ferie e pensione. Ma lì no. Quella terra aveva un legittimo padrone. Fine.

Da Contos plausiveis,1981
Traduzione di Stefano Moretti in Racconti plausibili, “Linea d'ombra” n.21, novembre 1987

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