25.9.15

Dio (Diu). Una poesia di Cesare Zavattini in lingua e dialetto

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Dio
Dio c’è.
Se c’è la figa c’è.
Solo lui poteva inventare
una cosa così,
che piace a tutti a tutti
in ogni luogo,
ci pensiamo anche se non ci si pensa,
appena tu la tocchi cambi faccia.
Che momento! lungo o corto non si sa.
Fa anche dei miracoli,
per chiamarla
un muto
gli è tornata la voce.
Ah se potessi spiegarmi ma
è difficile
come parlare del nascere e del morire.

Diu
Diu al ghè
S’a ghè la figa al ghè
Sul lò al pudeva inventà
na roba acsè
cla pias a toti a toti
in ogni luogo,
ag pansom anca s’an s’ag pensa mia,
appena ca t’la tochi a combiòn facia.
Che mument! long o curt al saiòm gnanca.
La fa anc di miracui,
par ciamala
an mot
a ghè turnà la vus.
Ah s’a pudès spiegaram ma
l’è difficil
cme parlà del nasar e dal murir.

Nota
Per assicurare alla poesia un impatto più immediato ho preferito premettere al testo nel dialetto di Luzzara, la traduzione che peraltro si deve allo stesso Zavattini. Il tutto è tratto da
Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola, in Opere 1931-1986, Milano, Bompiani 2001.


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