25.9.15

La tenerezza e il coraggio di Franca Rame, bella come la luce, come una tigre (Alessandra Vanzi)

Mia madre l'adorava perché era milanese, della sua generazione, bellissima ma sempre vera, non si dava arie, bravissima, tragica e comica fino alle lacrime in entrambi i casi. «L'ultima dona al mondo me son descuverta» dice Maria Franca Rame all'arcangelo Gabriele e lo insulta perché l'ha ingannata «Jesus Jesus» grida perché altro che «la regina di tutte le donne» l'ha resa e lo chiama «Gabriel Gabriel torna indrè» lo supplica e lo minaccia in Mistero Buffo. «Una donna di una generosità disarmante» dice di lei Dario Fo, e lei di se stessa «se avessi potuto scegliere non avrei mai fatto questo lavoro... la cosa più tremenda è che siamo costretti ad andare comunque in scena, io ho recitato il giorno che è morta mia madre e anche quando è morto mio fratello...una cosa terribile» eppure è stata una grandissima attrice e autrice di molti indimenticabili divertentissimi e feroci monologhi sulle donne, il sesso, la maternità, la chiesa «c'ho un ondata di fede che mi sta affogando» dice la madre fricchettona che si rifugia in confessionale per sfuggire alle cariche della polizia; e senza il palcoscenico poteva morire dalla malinconia come ha scritto nel suo ultimo messaggio d'amore a Dario Fo, il suo tutto, come lo definiva. «Sono timida anche se non sembra» e poi «ho cominciato a lavorare a otto giorni e man mano che crescevo ho fatto tutte le parti e ho sempre cercato di fare il mestiere il meglio possibile ma non ho il carattere giusto ...di provini ne ho fatti solo due...».
Questa grande donna libera e coraggiosa e di sinistra che ha creduto che far politica dall'interno delle istituzioni avesse un senso e che si è dimessa dopo due anni da senatrice, unica nella storia credo, perché: «mi sono trovata in questo senato e ho scoperto che i politici non ascoltano, cioè non ti ascoltano, loro se ne stanno lì belli eleganti con la cravatta, sembra che ti stiano a sentire ma dopo 7, 8, 9 secondi sono usciti completamente dal loro corpo e pensano agli affari loro, una mattina mi sono talmente arrabbiata con un importante senatore, gli stavo raccontando una cosa che mi era capitata e gli ho detto guarda ho il messaggio qui sul telefonino e non ho fatto a tempo a chinarmi per prenderlo nella mia borsa e fargli vedere di cosa stavo parlando, fino a quel momento era stato molto attento, e quando ho rialzato la testa lui non c'era più, allora gli dico: «ti voglio proprio dire la verità che questa mattina ho fatto tardi perché ho avuto come un raptus ho sgozzato mio figlio l'ho fatto a pezzi l'ho messo in un sacco della mondezza ma le mani non c'entravano e le ho messe in borsetta e guarda ho tutti i documenti sporchi di sangue» e allora lui è tornato in sé mi ha guardato interessato e mi ha detto: bene bene, ecco non c'è speranza che i politici vi ascoltino».
E di se stessa questa signora che non si fatta piegare neppure dalla più odiosa delle violenze, quella che gli inflissero cinque fascisti fomentati dai capi della divisione Pastrengo dei carabinieri che gioirono dello stupro inflittole, scrive: «Non importa chi sono/ Non importa come mi chiamo/ Potete chiamarmi Strega/ Perché tanto la mia natura è quella/ Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita,/ dal primo calcio che ho tirato al mondo/ Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell'anima,/ sono una di quelle donne che hanno la vista e l'udito di un gatto,/sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche,/ sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie./ E sono bella/ Ho la bellezza della luce,/ ho la bellezza dell'armonia,/ ho la bellezza del mare in tempesta,/ ho la bellezza di una tigre,/ ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell'erba gramigna/ Per cui sono Strega/ Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un'altra,/ sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale... sono io!/ Sono Strega perché sono fiera/del mio essere animale-donna-zingara-artista e folle ingegnere della mia vita./ Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso,/ perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente/ Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni/ di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici/ Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io - prima o poi - potrei finirci dentro».

Questa primavera fredda s'è portata via una grande donna ironica, libera, generosa, femminista battagliera, bellissima, artista indipendente e unica che ci mancherà molto. Sono certa che tante, tantissime donne vestite di rosso la saluteranno cantando bella ciao per accompagnarla nell'ultima tourné.

"alias - il manifesto", 1 giugno 2013

Nessun commento:

Posta un commento