10.10.15

Torino dei languori. Una guida di De Amicis alla città (Giulio Cattaneo)

Torino Primo Novecento - Piazza Castello dopo una nevicata
Edmondo De Amicis, secondo il malevolo Carlo Dossi, vedeva soltanto "la somma pelle delle cose", una disposizione che è comunque la prima dote del giornalista. Di questa qualità De Amicis fece largo uso nelle corrispondenze dai Paesi europei e mediterranei fra il 1871 e il 79: "descrittore in ozio", lo definì Croce e "pei descrittori in ozio c'è sempre pronto il libro di viaggio".
Spagna, Londra, Olanda, Marocco, Costantinopoli e Parigi furono i luoghi che visitò e ai quali sono dedicati, appunto, sei libri di viaggio dove un giornalista dalla prosa agile e brillante, leggibile ancora con diletto, appare alla ricerca del colore più che dei fatti come avveniva nel giornalismo ottocentesco, propenso alle avventure e un po' meno alle inchieste.
Torino 1880, di Edmondo De Amicis, pubblicato ora da Lindau nella collana "La città" (pagg. 69, lire 9.500) appartiene a quel "descrittore" che aveva reso il senso della grandezza di Londra e della vita notturna di Parigi. Il testo è ripreso dal volume collettivo Torino (Roux e Favale, Torino 1880) ove compare col titolo La città, con illustrazioni di sobria e un po' grigia accuratezza, tratte dalla pubblicazione Torino e l' Esposizione Italiana del 1884 col concorso dei torinesi Roux e Favale e dei Fratelli Treves di Milano. De Amicis si propone come "un Torinese che voglia far da guida a un Italiano" dopo aver "cercato molte volte, curiosamente, con uno sforzo dell' immaginazione", di rendersi conto "dell' impressione che può provocare la città di Torino in un Italiano che la veda per la prima volta". "L'Italiano" guidato da De Amicis è subito condotto a Superga, di fronte allo spettacolo dell'"immenso cerchio dell'Appennino genovese e delle Alpi", di "una successione di sterminati tappeti verdi", di "una campagna sconfinata, che si perde nelle pianure vaporose della Lombardia". Si rammarica l'autore che "tutta quella bellezza" non abbia trovato un poeta che la esalti, il Foscolo del "Te beata..." a beneficio di Firenze.
De Amicis accompagna il visitatore in lungo e in largo indugiando sulle glorie sabaude, sul "torrente di ricordi" che deve sollevare "un italiano che venga a Torino per la prima volta, se appena ha una scintilla d' amor di patria nel sangue". Ma per fortuna il libriccino è dedicato in prevalenza ai caratteri della città resi con grande esattezza e spunti fantasiosi come quando confronta le case francesi, "gabbioni con pretese di palazzi, parate di decorazioni posticcie, bottegaie rinfronzolite" e le "file d'umiliate" torinesi, "schiere di alunne di collegio-convitto, grosse massaie benestanti, tarchiate, in abito da camera" nel trionfo del color giallo, "dal calcare cupo all'oro pallido, misto d'innumerevoli tinte verdognole e grigie, che però si perdono in una tinta generale giallastra, un po' sbiadita".
De Amicis descrive ogni aspetto della città, dalla "regolarità compassata", dall'"uniformità che lascia la mente libera" delle grandi strade, ai cambiamenti di scena dove la città "si oscura, si stringe, s' intrica, si fa povera e malinconica". Qui sono le case "alte e lugubri", teatro di vicende complicate nei romanzi di Carolina Invernizio, casamenti dove sullo stesso pianerottolo si incontrano un colonnello imperioso, un agente di cambio, "ottima persona benché israelita", un impagliatore di seggiole, una levatrice "dal portamento maschio e dalla voce brusca", una cortigiana dal "sorriso impudente sulle labbra dipinte".
L'autore presenta con ordine le varie parti della città, a cominciare dagli "angoli ariosi e tranquilli" delle zone lontane dal centro, dalle abitazioni dove si scende "per la scala sociale a misura che si sale per le scale della casa", dal primo piano della contessa all' ultimo con "l'impiegatuccio tirato" che legge il giornale sotto i tetti, fino alla "moglie dell' operaio che stende i suoi cenci fuori della soffitta". Si susseguono il quartiere vecchio dei "covi di rigattieri", degli albergucci "con insegne grottesche", delle "bottegucce che han tutto fuor dell' uscio, fra odori di formaggi, di scarpe, d' olii, d' acciughe" e la "nuova Torino giovanile", regolare e simmetrica, "che spalanca verso le Alpi la gran bocca di piazza dello Statuto". Poi la Torino dei sobborghi, "democratica, un po' rozza, piena di buone speranze" e la Torino militare, le strade quasi deserte dove son raccolti i principali istituti di beneficenza, fra "echi lontani di litanie" e "tintinnii di campanelli di parlatorii", per arrivare al "ventre di Torino", in pieno mercato. Il ventre di una città è l' antro enorme e oscuro, aperto alle ricognizioni degli scrittori dell' Ottocento, sull' esempio di Zola citato da De Amicis, dal Paolo Valera della bituminosa Milano sconosciuta uscita proprio nel 1880, alla Serao del Ventre di Napoli, dell' 84. La prosa di De Amicis è molto sapida alle prese col mercato delle contadine, coi "crocchi intorno a carrozze di cavadenti, a venditori specifici, a strimpellatori di violino, a banditori d' incanti" e con la strada che "è tutta da un capo all' altro una sola enorme bottega di rigattiere all' aria aperta". Si pensa alla fiorentina piazza San Lorenzo dove, secondo Fucini, facevano "eccellenti affari cavadenti, indovini" e "venditori di scarpe, di libri e di frittelle", compreso sicuramente il "rivenditore di panni usati" che comprò l' abbecedario di Pinocchio. Mentre "l' interminabile bazar di cenci e di tritumi", col suo inventario di "padelle senza manico, elmi, mappamondi, gambe di tavola" ecc., sembra anticipare, a tratti, le delizie milanesi di Carabattole a Porta Ludovica di Carlo Emilio Gadda. Animatissimo il movimento della folla varia e colorata con una quantità di personaggi di ogni ceto, saluti, voci, gesti e il libriccino si conclude sulla città "più bella del mondo", che muta con le stagioni, nei mattini d' inverno e nelle giornate della primavera, e sulla presentazione delle grandi feste nazionali in pagine vive e concitate, fra le migliori di De Amicis.


“la Repubblica” 5 settembre 1991  

Nessun commento:

Posta un commento