12.3.16

L'intellettualismo di Gramsci (Elio Vittorini)

Accusato una volta di “intellettualismo” anche da alcuni dei suoi compagni di lotta, Antonio Gramsci ci appare oggi come un uomo politico che poté essere più acutamente “politico” grazie appunto alla sua capacità di trovare per ogni questione i motivi culturali e non rinnegarli. In questo Gramsci, specie riguardo all’arte, alla poesia, per la quale rivendicò l’importanza della valutazione estetica accanto alla valutazione storica, è andato più avanti di ogni altro grande rivoluzionario, Saint-Just e Lenin compresi (…). Una preziosa eredità è nei suoi scritti, anche se spesso buttati giù, come le lettere dal carcere che doveva scrivere a giorno e ora fissi, col tempo contato, sotto gli occhi assillanti dei secondini, a un tavolo comune. È una eredità per la cultura italiana che finalmente sarà resa, presto, accessibile a tutti. Un primo volume sta per essere pubblicato dalla Casa Editrice di Giulio Einaudi... ("Il Politecnico", n. 33-34, ottobre 1946)

Postilla

Il brano, che ho ripreso dal Diario in pubblico (Bompiani, 1957), ove compare con il titolo Preavviso su Gramsci, annuncia l'imminente pubblicazione delle Lettere dal carcere, che Vittorini considerava “il più importante e il più vero di Gramsci: quello in cui Gramsci tiene anche conto (sempre) della 'storia naturale degli uomini', mentre negli altri libri inclina a prescinderne”.

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