24.6.17

Valli Occitaniche. Giors Boneto 'pitore di Paisana', un artista itinerante (Paolo Bertacco)

Un tipico dipinto di Giors Boneto
È impossibile non averli notati, non esservisi soffermati davanti almeno una volta, osservando le figure di santi che vi sono affrescate ed i dettagli che le accompagnano: la palma, la ruota del martirio, la conchiglia, il bastone, …
Sono i piloni votivi, i “piloùn”. Si tratta, generalmente (perlomeno nelle vallate alpine del Piemonte sud occidentale) di piccole costruzioni a base quadrata, a forma di parallelepipedo, di circa 2,5 metri di altezza e coperte da un tetto di “lose” (pietre piatte di forma squadrata). Di solito sono affrescati su tre lati con immagini sacre, mentre sul quarto presentano una nicchia anch’essa affrescata ed atta a ricevere fiori o altre offerte.
Tali costruzioni, in Piemonte sono state edificate principalmente tra il XVIII ed il XIX secolo, periodo di grande instabilità politica, oltre che di pestilenze e di guerre. Generalmente, sono nate su iniziativa di privati, spesso una famiglia o gli abitanti di una borgata, quali espressioni di pietà religiosa, o come un ex voto, sovente in corrispondenza di luoghi ritenuti in qualche modo necessitanti di una protezione celeste: un incrocio, un confine, un luogo in posizione dominante. Riguardo alla loro posizione, ha, però, un buon fondamento anche l’ipotesi secondo cui i piloni venissero eretti laddove antiche secondo antiche credenze precristiane dimorassero forze sovrannaturali.
Un tipico "pilone" del Monviso
Legata alla tradizione dei pilone c’è una figura storica, in qualche modo cara in particolare agli abitanti delle valli Po, Varaita e Maira. Una figura che, per la semplicità della sua forma espressiva, evoca un sentimento di familiarità e di autenticità. Stiamo parlando di Giors (Giorgio) Boneto “pitore di Paisana” secondo la sua stessa definizione. Fu costui un pittore itinerante, nato a Paesana in val Po nel 1746, noto per aver dipinto circa 300 affreschi a tema religioso su piloni votivi e case private fra le valli Po e Stura, fra la seconda metà del ‘700 ed i primi anni dell’ ‘800.
La sua vita di pittore itinerante, ed il suo mestiere, presero una piega decisiva probabilmente anche in seguito alla morte precoce del figlioletto in fasce, e poco dopo, della moglie, avvenuta nel 1779. A partire dalle prime opere, realizzate intorno al 1777, e passando di valle in valle, Boneto portò con sé la sua arte da autodidatta, così semplice eppure così vicina al sentimento popolare, alla religiosità fervida e ingenua delle popolazioni rurali alpine.
I suoi affreschi sono immediatamente riconoscibili, con figure dai colori caldi ma statiche e rappresentate in atteggiamenti fissi e poco espressivi, senza prospettiva né paesaggio di contorno, lontane dalle rappresentazioni più accademiche degli artisti a lui successivi.
La figura di Giors Boneto si inserisce fra quelle degli artisti minori, persino se paragonata a quelli di ambito locale, ma non va sottovalutata. Innanzitutto per la sua mole, poi perché la sua arte richiedeva quantomeno un’alfabetizzazione ed una conoscenza agiografica non così comuni allora. Infine perché a lui va comunque riconosciuta la passione per il proprio mestiere, il quale, girovago e povero, resta espressione di un sentimento sincero di devozione condiviso dai valligiani della sua epoca.
Sconosciuti sono il luogo e la data della sua morte.


23 febbraio 2016, In “Vesulus”, sito delle Guide del Monviso

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