Gianfranco Vissani alla Dagra della Porchetta di Costano (Bastia Umbra) |
Invettiva choc. «I
vegani? Li ammazzerei tutti. Sono una setta. Una minaccia per la
società».
Non ritratta Gianfranco
Vissani, lo chef italiano e critico gastronomico, ben conosciuto
dagli spettatori del piccolo schermo. Non indietreggia di un passo
dalla sua dichiarazione choc nel programma televisivo «In Onda» su
LA7. Affermazione che ha fatto il giro del web, è stata ripresa dai
media e dai siti on line scatenando inevitabili reazioni da parte dei
vegani, con il pubblico che, a seconda dei casi, si è diviso in
favorevoli e contrari.
Vissani, ci spieghi il
motivo di questa sua reazione nei confronti dei vegani.
«Lo ribadisco. Sono
pericolosi prima di tutto per i loro figli. La loro è una dieta
dannosissima. Di recente a Livorno un bambino è stato ricoverato in
ospedale perché carente di vitamina B12. Non sono un medico, ma so
che la vitamina B12 è importante per il nostro organismo. Come
vogliamo definire i vegani se non una minaccia? Il numero dei vegani
nel mondo è cresciuto in maniera esponenziale negli Stati Uniti. È
aumentato anche in Europa, in Germania e nel Regno Unito».
Insomma, lei non
condivide la scelta dei vegani...
«Assolutamente no. Il
veganesimo è nato nel 1944 perché un paio di inglesi si
dissociarono per creare un coordinamento di vegetariani non
consumatori di latticini. Ci rendiamo conto? Persino Pitagora era
vegetariano, ma mangiava formaggi e uova. Ai vegani direi di mangiare
il falasco (una pianta erbacea della palude, ndr) così le strade di
campagna e i fossi sarebbero più puliti».
La sua è una
provocazione, ma non crede di esagerare?
«No. non tollero quella
certa forma di estremismo adottata dai vegani anche a tavola».
E che ne pensa,
invece, della dieta mediterranea?
«Premetto che secondo me
è errato parlare di ‘dieta’. È fuorviarne. Sarebbe meglio
parlare di prodotti del Mediterraneo. Un'area in cui la terra si
coltiva ancora con il letame e la gente va a zappare l'orto. Dieta
mediterranea per me significa un particolare stile di vita, più
pulito, più naturale. Un toccasana per il corpo umano, il nostro
organismo è il meccanismo più perfetto che ci sia, non
dimentichiamolo».
Quindi la carne è
ammessa fra i cibi che l'uomo fa bene a consumare?
«Certamente. L’uomo è
da sempre stato cacciatore. È necessario che i nostri denti abbiano
qualcosa di consistente da masticare. Oggi non hanno già pii la
forza di un tempo. Tutte questi sifonati e pappette non aiutano. Le
cotture a bassa temperatura, poi, di cui c’è un revival in tutto
il mondo, non le condivido affatto. Ore e ore di cottura per
trasformare i piatti di carne in omogeneizzati, è incomprensibile».
C’è anche una
questione etica. Dello sfruttamento degli animali contro cui i vegani
puntano il dito cosa ne pensa?
«Per carità, sono
contrario anch’io alle produzioni intensive. Di carni ma anche di
grani. Non lo dimentichiamo. Ci sono alimenti che mangiamo senza
saperlo. Gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, non sono
ammessi. Ma ce li fanno mangiare attraverso gli animali che mangiano
la soia. E che dire del miglioratore del pane? Serve a farlo
lievitare meglio, a renderlo più croccante. Viene estratto dal
pancreas del maiale. Lo sanno i vegani? La legge prevede un utilizzo
sino al tre per cento. Se penso che mia nonna metteva lo scaldino
nella madia per fare lievitare il pane impastato con il lievito
madre...».
Cosa consiglia,
quindi?
«Dobbiamo
necessariamente salvaguardare i nostri prodotti agroalimentari. Il
rischio è che un po’ alla volta non sapremo più che posa mangiamo
davvero. E poi occorre osservare un regime alimentare il più
possibile vario, che contenga verdura, frutta, ma anche uova,
formaggi e carne. Una cucina di buon gusto, insomma come quella
italiana».
A cura di Laura Grimaldi
- “Il Giornale di Sicilia”, 20 agosto 2016
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